Roma, 12 dic. (Labitalia) - “La strage di Fidene non è la classica lite condominiale, ma un caso estremo dai risvolti tragici. Tuttavia, l’assemblea di condominio, negli ultimi anni, è diventata uno dei luoghi in cui più facilmente si sfogano rabbia e frustrazione. La pandemia ha acuito i contrasti tra condòmini e, a causa della crisi economica, tutte le divergenze all’interno dello stesso immobile si concentrano sul tema più spinoso: i soldi. Tutto questo ha complicato i rapporti tra vicini, rendendo sempre più difficile mantenere un minimo di normalità anche nelle riunioni condominiali". Così, con Adnkronos/Labitalia, Giuseppe Bica, presidente dell’Anammi – Associazione nazional-europea amministratori d’immobili, sulla strage di ieri a Roma. L’Anammi, già da tempo, sottolinea Bica, "punta sulla preparazione dei professionisti anche dal punto psicologico, insegnando agli amministratori iscritti all’Associazione come gestire le diatribe tra condòmini". "E’ evidente che non basta a prevenire drammi come questo, ma certamente fornisce supporto agli amministratori, chiamati a lavorare in contesti sempre più difficili", continua. E Bica sottolinea che "nel 2010 un nostro sondaggio sulla sicurezza in condominio ci svelava che almeno la metà dei nostri 13mila iscritti aveva subìto minacce verbali e lettere minatorie. Secondo i nostri dati, grazie all’apporto dei corsi di psicologia condominiale, episodi simili sono diminuiti al 30%. Purtroppo, in questi dodici anni, sono cresciute le liti finite in rissa e la stessa incolumità di professionisti e condòmini è spesso messa a rischio". "Il ruolo di mediazione del professionista resta comunque essenziale. Consigliamo sempre ai professionisti di segnalare alle autorità di pubblica sicurezza situazioni anomale e vicende a sfondo penale. Il nostro appello, dopo Fidene, è di essere finalmente ascoltati: l’omicida era stato oggetto di numerose denunce, rimaste purtroppo lettera morta", conclude Bica.