Pensioni di vecchiaia, “opzione donna”, pensioni anticipate e “quota 100 ( per cui si contano già 41mila domande, che potrebbero arrivare a 100mila entro l’anno) garantiscono a circa 500 mila dipendenti pubblici, nell’arco dei prossimi 3- 4 anni, la maturazione dei requisiti per ritirarsi dal lavoro. I pensionati potranno essere sostituiti da nuovo personale grazie allo sblocco del turnover di compensazione al 100% ( secondo cui, le Pa potranno reinvestire sui nuovi assunti ciò che risparmiano con i pensionamenti).

È quanto evidenzia la ricerca sul pubblico impiego presentata ieri mattina in apertura della trentesima edizione di Forum Pa 2019, secondo cui si tratta di un ricambio che comporterà nell’immediato qualche problema di gestione dell’uscita per settori in sottorganico come sanità e scuola ( per cui solo per requisiti anagrafici si stima il pensionamento in 3- 4 anni rispettivamente di 100mila e 204 mila persone), per i comuni e per gli enti che non rispettano il pareggio di bilancio. La cosa però rappresenta una straordinaria opportunità di rinnovamento per una pubblica amministrazione sempre più anziana, in cui l’età media del personale è di 50,6 anni, e sale oltre i 54 anni nei ministeri, alla presidenza del Consiglio, nelle prefetture o negli enti pubblici non economici. Gli over 60 sono il 16,4% e gli under 30 solo il 2,8%.

La ministra Giulia Bongiorno ha dichiarato l'intenzione di bandire i prossimi concorsi su base regionale, per ' fermare le migrazioni interne'. «Stiamo avviando la sperimentazione - ha spiega al Forum della Pubblica Amministrazione e confido che i primi concorsi siano avviati a giugno per poi renderli obbligatori».

La forza lavoro però non è troppo abbondante: con 3,2 milioni di persone, l’Italia ha il 70% dei dipendenti pubblici rispetto alla Germania, il 65% rispetto all’Inghilterra, il 60% della Francia e il personale si è ridotto di quasi 200mila unità in 10 anni (- 5,6%).