Dopo Beppe Grillo, Matteo Salvini, Alessandro Di Battista e Carlo Freccero, si allarga il fronte degli scettici alla partecipazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Festival di Sanremo. Ma la novità è che il partito dei perplessi, anche se per ragioni diverse, diventa sempre più trasversale, accogliendo al proprio interno anche esponenti politici “insospettabili”. Come il leader di Azione Carlo Calenda che a sorpresa twitta: «Ci sono pochi dubbi sulla nostra linea di sostegno all'Ucraina. Ritengo tuttavia un errore combinare un evento musicale con il messaggio del presidente di un paese in guerra». Poi, in tv, Calenda argomenta: «Esistono contesti adatti a un messaggio su un dramma come la guerra. Parrebbe molto strano vedere un presidente impegnato a difendere il suo paese tra una canzone e l'altra. E credo non gioverebbe neanche a lui. Ne capisco il senso ma penso che prevalga il fatto che quel contesto svaluta quello che sta succedendo in Ucraina».

Ma il leader del Terzo Polo non è l’unico scettico che non ti aspetti. Anche il deputato Pd e aspirante segretario Gianni Cuperlo, da sempre, come Calenda, convinto sostenitore del sostegno militare a Kiev, cinguetta: «Zelensky a Sanremo? No. È una guerra. La gente muore. La Rai vuole dare voce al presidente di un paese invaso che si difende? Mandi in onda un messaggio del presidente dell’Ucraina alle 20.30 di una sera a reti unificate. Ma non confondiamo la tragedia con l’audience. Per pietà».

E visto che esponenti politici di cotanto calibro si sentono legittimare ad esprimere i propri dubbi in pubblico, anche Giuseppe Conte si accoda alla questione sollevata, per primo, dal garante del suo partito. «Non credo che sia così' necessario avere Zelensky in un contesto così leggero come quello di Sanremo», dice il leader del Movimento 5 Stelle al termine dell'incontro con il ministro per le Riforme, Elisabetta Casellati. «Io sono stato molto contento quando il presidente Fico ha invitato il presidente Zelensky alla Camera dove ha potuto esprimere le sue ragioni in Parlamento».

Favorevoli all’intervento del presidente ucraino senza se e senza ma restano il leader di +Europa, Benedetto Della Vedova, i dem Dario Nardella e Matteo Orfini, e il presidente della Liguria Giovanni Toti.