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I temi della giustizia, anche senza più Silvio Berlusconi, sono sempre al centro dell’attenzione di Forza Italia. A riprova di ciò, Maurizio Gasparri, capogruppo azzurro al Senato, è entrato a far parte da questa settimana della commissione Giustizia di Palazzo Madama e della commissione bicamerale Antimafia.
La comunicazione è arrivata ieri pomeriggio dal diretto interessato nel corso di una breve conferenza stampa. «In qualità di capogruppo - ha spiegato Gasparri - ho deciso, in questa fase della legislatura, di entrare a far parte della commissione Giustizia, proprio per sottolineare la priorità che per Forza Italia hanno le tematiche della riforma della giustizia».
«Voglio contribuire alla riforma della giustizia», ha ribadito il presidente dei senatori azzurri. «Ho appena comunicato al presidente del Senato che, avendo la senatrice Ternullo lasciato la commissione Antimafia, io sono entrato a farne parte. La ringrazio per aver favorito questo breve turnover per tutto il periodo nel quale ci saranno delle audizioni sulla questione della Procura di Perugia, in merito ai dossieraggi», ha aggiunto Gasparri, sottolineando quindi che andrà in Commissione «a sollecitare, a investigare, a svolgere una funzione che secondo me è prioritaria».
Al momento per la vicenda dei dossieraggi da parte dell’ex maresciallo della Guardia di finanza Pasquale Striano, la commissione Antimafia sarà sufficiente e non ci sarà bisogno, come aveva invece affermato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, di una commissione d’inchiesta ad hoc.
Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia e presente ieri alla conferenza stampa, ha fatto sapere di aver rinnovato l'invito a calendarizzare la riforma della prescrizione, ora incardinata al Senato. E a proposito di calendari, in commissione Giustizia alla Camera non è ancora stata fissata la discussione sul ddl Nordio.
Il testo è stato approvato oramai un mese fa e il 20 febbraio scorso è arrivato a Montecitorio. All’interno della riforma ci sono interventi su diversi fronti: l’inappellabilità delle sentenze di primo grado da parte del pm, l’introduzione del “gip collegiale” per le misure cautelari in carcere, l'interrogatorio di garanzia prima dell’eventuale carcerazione preventiva e soprattutto l'abolizione dell'abuso d'ufficio e la ridefinizione del reato di traffico di influenze.
Il testo della riforma, nelle intenzioni di Nordio, è un primo tassello di una serie di interventi che dovranno cambiare il volto della giustizia in Italia. Si tratta di un provvedimento che, per usare le parole del Guardasigilli, «è improntato ai valori del liberalismo e del garantismo giuridico». Sul ddl penale, va ricordato, la discussione si trascina da oltre un anno. Approvato in Consiglio dei ministri lo scorso giugno, venne presentato il successivo 19 luglio in Senato, dopo il via libera da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.