Dopo due giorni di passione, l’Aula della Camera ha approvato la proposta di legge Richetti sull’abolizione dei vitalizi dei parlamentari. Il testo, approvato a Montecitorio con 348 voti a favore, 17 contrari e 28 astenuti, passa adesso Senato. L’approvazione è stata salutata da cori e applausi provenienti dal “lato grillino” dell’Aula. Tanto che la presidente Laura Boldrini ha ammonito i deputati a osservare «il giusto decoro». Ora la palla passerà al Senato, dove dovrebbe filare tutto liscio. Il vero rischio sarà quando il testo verrà esaminato dalla Consulta che difficilmente potrà accogliere una legge “retroattiva”.

La Camera dà il via libera alla riforma dei vitalizi. Il testo, a firma di Matteo Richetti ( Pd), passa con una larghissima maggioranza: 348 voti favorevoli a fronte di 17 contrari e 28 astenuti.

Un dato numerico, però, che non rappresenta al meglio la fatica fatta a Montecitorio per giungere all’esito finale, arrivato soltanto dopo una lunga giornata di discussione, segnata dallo scontro Pd e M5S. Le due forze politiche hanno duellato fin dalla mattina, probabilmente animate dalla voglia di intestarsi un provvedimento che, secondo i guru della strategia politica, potrebbe essere speso bene durante la prossima campagna elettorale.

La discussione in Aula si è infuocata in particolare quando è arrivato il momento di discutere l’articolo 13 della riforma che ridefinisce la determinazione degli assegni dei vitalizi. Tanto che i grillini, pur essendo stati autori fin lì di numerosi interventi e aver allungato i tempi del dibattito, quando è stato chiaro che il voto sarebbe slittato al pomeriggio, hanno puntato i piedi. E’ stato il deputato Danilo Toninelli ad accusare il Pd di “fare ostruzionismo” per arrivare a far slittare l’approvazione della norma al mese di settembre. «Il che vorrebbe dire non approvarla» ha detto ancora Toninelli che ha provocato la piccata reazione del capogruppo dei democrat Ettore Rosato. «Che faccia tosta è una cosa imbarazzante, perché l’ostruzionismo lo hanno fatto loro, chi non vuole votare sono loro. Smettete voi al più presto di fare ostruzionismo, visto che da stamattina avete fatto lunghi interventi e ve ne uscite ora con questa cosa».

Per sbrogliare la situazione si rendeva necessaria la convocazione di una riunione della Conferenza dei Capigruppo che stabiliva di riprendere il dibattito nel pomeriggio, subito dopo il question- time, e arrivare alla votazione alle 18.30.

Ma lo scontro tra le forze politiche è proseguito anche in sede di dichiarazione di voto. Di Maio, ad esempio, ha continuato a rivendicare la primogenitura al M5S. «Da oggi nessuno avrà diritto a un privilegio. Siamo dovuti arrivare noi a farvelo capire – ha detto Di Mario rivolto ai banchi del Pd – L’abolizione dei vitalizi resta la nostra battaglia e continua al Senato. Non c’è nessuna sfida con il Pd. Il tema lo abbiamo imposto al dibattito politico mentre tutti gli altri remavano contro. Oggi è scacco matto, voi non potete neanche lamentarvi e sentiamo il vostro affanno nel rincorrerci su un tema che non appartiene al vostro dna. Non rimarrà un solo privilegio: iniziate a prepararvi». Più chiaro di così. Ma i democrat non vogliono certo farsi superare e rivendicano «sul testo c’è il nostro nome», mentre il proponente Richetti richiama alla serietà e lo fa anche da facebook. «Il testo approvato in Aula sull’applicazione della legge Fornero in relazione all’età pensionabile è lo stesso che i colleghi di partito del vicepresidente Di Maio hanno approvato in Commissione, in accordo con la maggioranza, senza batter ciglio.. Questa discussione va affrontata con la serietà che merita, come abbiamo fatto dall’inizio dell’iter di questo provvedimento».

E se la maggioranza trasversale al provvedimento si è arricchita anche dei voti di Lega, Sinistra Italiana e Fdi, il movimento di Speranza ( Mdp) ha deciso di astenersi, meritandosi i rimproveri di Rosato: «si sono astenuti anche sull’emendamento di Sisto che diceva che chi entra qui può avere stipendi diversi. Se fa- cevi l’operaio, continui ad avere lo stipendio da operaio. E su questo vi siete astenuti».

Ma i vitalizi, sui quali si sono espressi in maniera contraria i centristi di Ap, hanno spaccato anche Forza Italia. Le indicazioni di scuderia erano di non partecipare al voto, come ampiamente spiegato in sede di dichiarazione di voto da Renato Brunetta, ma non tutti erano convinti. Tanto che le deputate Gelmini, Santanchè, Carfagna, Calabria e De Girolamo avevano manifestato la volontà di votare sì al provvedimento. Circostanza che ha provocato l’intervento in diretta del Cavaliere che al telefonino, in viva voce, ha ordinato di attenersi alle istruzioni. Il suo appello, però, è stato raccolto soltanto da Carfagna, Calabria e De Girolamo, con Santanchè e Gelmini che hanno votato a favore.

Una presa di posizione che aprirà una discussione fra gli azzurri che invece volevano differenziarsi dal Pd come si può agevolmente capire dall’intervento Massimo Palmizio: «Così si fa solo propaganda ai Cinque Stelle». Il provvedimento, adesso, dovrà superare lo scoglio del Senato per diventare legge ed entrare in vigore effettivamente. Molti temono infatti che a Palazzo Madama la legge si possa arenare e non venire approvata, diventando solamente un argomento di propaganda in campagna elettorale.