Una tessera dopo l’altra, Virginia Raggi prova a comporre il puzzle della squadra di governo capitolino. Il nuovo capo di gabinetto del sindaco è Daniele Frongia, ex “portavoce” comunale 5 stelle rieletto alle ultime amministrative. «I pareri li abbiamo già chiesti e ottenuti, prima di procedere alla nomina», dice Raggi, mettendo a tacere le voci sulla possibile incompatibilità con il nuovo incarico per l’ex consigliere. «Frongia è già stato nominato capo di gabinetto e ho chiesto i pareri proprio per capire se vi fossero problemi: ho avuto risposte positive in merito all’assenza di qualunque incompatibilità o inconferibilità». La designazione dell’esponente grillino era stata contestata da più parti. A sollevare la questione è stato il senatore Andrea Augello, ex Ncd ora nel movimento Idea, con una interrogazione parlamentare al ministro Marianna Madia. Per l’ex alfaniano, la nomina di Frongia sarebbe «un atto amministrativo su cui pesa un forte pregiudizio di nullità». Il motivo sarebbe contenuto nella legge Severino che, secondo Augello, «impedisce alle amministrazioni di nominare dirigenti ex consiglieri comunali o consiglieri in carica nel Comune interessato». E il trattamento economico del capo di gabinetto sarebbe «equiparato a quello dei dirigenti per un totale circa di 180mila euro ed è regolato dallo Statuto del Comune».La sindaca, però, non sembra preoccuparsi di un’interrogazione parlamentare. Il suo cruccio, in questo momento, è di riempire le caselle vuote della sua Giunta entro la prima settimana di luglio. Almeno per l’assessorato alle Politiche sociale i giochi dovrebbero essere chiusi: a occupare quella poltrona sarà Laura Baldassarre, responsabile dell’advocacy istituzionale di Unicef Italia e con un passato nell’urfficio del Garante nazionale dell’infanzia e dell’adolescenza. Se confermata, sarebbe il quinto assessore dell’amministrazione Raggi, da aggiungere ai quattro già noti (Berdini all’Urbanistica, Bergamo alla Cultura, Lo Cicero allo Sport, e Muraro all’Ambiente). Poi c’è l’assessorato a “Roma semplice”, che dovrebbe rendere la capitale una "smart city". E figura più gettonata resta quella di Flavia Marzano, presidente dell’associazione Stati generali dell’innovazione. Mancano all’appello però pedine fondamentali: un vicesindaco e gli assessori al Bilancio, ai Trasporti, al Commercio e quello “a tempo” sulle partecipate. E in attesa di trovare le persone giuste, Raggi pensa al fututo di Ama, l’azieda dei rifiuti. Perché sulla gestione della spazzatura a Roma «siamo in una fase di pre-emergenza», spiega la prima cittadina, lasciando intendere che potrebbe non confermare Daniele Fortini alla guida della municipalizzata.