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VIOLENZA GIOVANILE
La violenza tra gli adolescenti italiani cresce e assume forme sempre più preoccupanti. È quanto emerge dallo studio Espad (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs) condotto dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, che ha coinvolto 20mila studenti di circa 250 scuole in tutta Italia.
I risultati, diffusi da LaPresse, descrivono uno scenario allarmante: il 40,6% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni ha partecipato almeno una volta a una rissa o a una zuffa. Proiettato sulla popolazione scolastica, significa circa un milione di adolescenti coinvolti in episodi di violenza.
Secondo Sabrina Molinaro, responsabile dell’Unità di Epidemiologia Socio-Sanitaria del Cnr, alla base del fenomeno c’è una sottovalutazione del rischio. «I giovani sono così abituati a vivere online da non rendersi conto delle conseguenze reali: se ti do una coltellata, rischi di morire. Nel mondo virtuale, invece, tutto sembra reversibile». Il 10,9% dei ragazzi dichiara di aver assistito a scene di violenza filmate con il cellulare, spesso poi condivise e commentate sui social, contribuendo a una normalizzazione della violenza.
Tra i dati più preoccupanti, il 3,4% degli studenti ammette di aver portato a scuola coltelli o tirapugni, un numero quasi doppio rispetto all’anno precedente. «Nel 2018 erano l’1,4%. Ora la percentuale è più che raddoppiata. È un segnale grave, anche se i numeri restano piccoli», spiega Molinaro. Molti ragazzi raccontano di portare un’arma per sentirsi sicuri, ma le motivazioni, secondo i ricercatori, sono più complesse e intrecciate con l’abuso di sostanze psicoattive e l’influenza dei social network. Molinaro sottolinea anche l’impatto del linguaggio violento nei media e nella musica: «Assistiamo a un aumento delle parole d’odio, e anche l’ambiente musicale della trap ne è permeato. Guerre, aggressività e conflitti mediatici alimentano un clima di livore che si riflette sui più giovani». Un contesto che, secondo la ricercatrice, non favorisce armonia né rispetto reciproco. «Siamo noi adulti i primi a scannarci per un parcheggio. Come possono loro imparare la gentilezza?». Lo studio Espad lancia dunque un campanello d’allarme per tutto il sistema educativo e sanitario.


