Il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha approvato definitivamente la revisione del Patto di stabilità e crescita, confermando quanto convenuto dai negoziatori del Parlamento Ue e degli Stati membri nello scorso febbraio. Nessun partito italiano, però, ha approvato la riforma finale; tutte le compagini, sia di governo che di opposizione, si sono astenute.

I testi votati oggi sono tre. Il regolamento che istituisce il nuovo braccio preventivo del Patto è stato approvato con 367 voti a favore, 161 voti contrari, 69 astensioni, mentre il regolamento che modifica il braccio correttivo è passato con 368 voti a favore, 166 contrari, 64 astensioni. La direttiva che modifica i requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri è stata approvata con 359 voti a favore, 166 contrari, 61 astensioni. Ad astenersi, come già detto, sono stati tutti i partiti del blocco di governo. La stessa scelta è stata fatta dagli eurodeputati del Pd, con una decisione che il capodelegazione all’Eurocamera, Brando Benifei, ha definito «complessa», perché in dissenso con il gruppo dei Socialisti e dei democratici europei (S&D), di cui il Pd fa parte.

«Lo abbiamo fatto - ha chiarito l’europarlamentare Pd in una nota - perché riteniamo che il testo uscito dal negoziato con il Consiglio sia eccessivamente peggiorativo, non soltanto rispetto alla proposta originaria del commissario Gentiloni, che abbiamo sostenuto, ma anche della posizione del Parlamento europeo, specialmente se guardiamo agli interessi dell’Italia». L’astensione di tutte le forze politiche della maggioranza di centrodestra, ha poi specificato, «ha del clamoroso e sconfessa ufficialmente l’operato del governo Meloni e del ministro Giorgetti, che dovrebbe trarne le conseguenze del caso».

Fra le eccezioni alle astensioni figurano solo Lara Comi (Forza Italia), Herbert Dorfmann (Suedtiroler Volkspartei/Ppe) e Marco Zullo (ex M5s, ora indipendente nel gruppo Renew), che hanno votato a favore del regolamento che modifica il braccio correttivo del Patto e del regolamento sul braccio preventivo, mentre Stefania Zambelli (Forza Italia), Zullo e Dorfmann sono stati gli unici italiani a votare a favore della direttiva che modifica i requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri. Contrari in blocco gli eurodeputati del Movimento Cinque Stelle o gli ex appartenenti al Movimento che oggi hanno trovato casa politica altrove: Tiziana Beghin, Maria Angela Danzì, Laura Ferrara, Mario Furore, Sabrina Pignedoli, assieme a Fabio Massimo Castaldo (ex M5s, ora Azione) e Ignazio Corrao (ex M5s, ora Verdi/Ale).

Nel corso della discussione in aula, che si è svolta prima del voto di Strasburgo, il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha difeso l’accordo trovato dopo un anno di discussioni e tentativi di compromesso. «Abbiamo alle spalle un grande lavoro fatto per correggere le regole fiscali esistenti, così rigide che spesso non venivano applicate. Quello che abbiamo ottenuto non è perfetto, ma un buon compromesso», ha detto Gentiloni. Le nuove regole, ha poi aggiunto, «offrono agli Stati membri un maggiore margine di manovra per definire la propria traiettoria di bilancio. Allo stesso tempo, il nuovo quadro rafforza gli incentivi agli investimenti pubblici, come richiesto con forza anche dal Parlamento europeo».

Questo, ha poi dichiarato Gentiloni, avviene con la possibilità di avere «un aggiustamento di bilancio più graduale». La prospettiva con l’approvazione del nuovo Patto di stabilità, ha poi concluso Gentiloni è «da un lato quella di ridurre il debito e il deficit accumulati come risultato» delle crisi economiche degli scorsi anni, dall’altro quella di «rafforzare la debole crescita attraverso il recupero del potere d’acquisto, il calo dell’inflazione e la salvaguardia degli investimenti pubblici, più che mai necessari per finanziare le transizioni verdi e digitali, per salvaguardare il nostro modello sociale e per garantire la sicurezza del continente».

Un equilibrio definito «delicato» dallo stesso commissario europeo, che però si dice soddisfatto dopo l’approvazione del compromesso. «Il nostro obiettivo è sempre stato quello di correggere regole così rigide che spesso non venivano applicate. E siamo riusciti in questo intento», ha infatti dichiarato in un punto stampa a seguito del voto favorevole dell’Eurocamera. D’accordo con lui anche il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovkis, che ha definito il nuovo Patto «un passaggio importante» per assicurare un sistema credibile e moderno di governance economica per tutti i Paesi dell’Ue.