Il risultato è tanto scontato quanto però simbolico: dall’aula del Senato è arrivato il via libera all’articolo 2 del ddl sulla riforma costituzionale della separazione delle carriere dei magistrati. Il testo modifica l’articolo 102 della Costituzione precisando che le norme riguardanti la magistratura «disciplinano altresì le distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti».

Tutte respinte, in precedenza, le proposte emendative delle opposizioni. Assente il ministro della Giustizia Nordio, tra le proteste dei partiti di minoranza. Il dibattito riprenderà martedì dopo che una nuova capigruppo deciderà il calendario dei lavori e quindi, di conseguenza, se prevedere un contingentamento dei tempi, negli ultimi giorni scongiurato benché sia stato comunque applicato il cosiddetto «canguro». Tra i partiti di maggioranza molte le voci di Forza Italia che più di tutte hanno voluto rivendicare il risultato.

«Oggi abbiamo mosso un altro, decisivo passo verso quel cambiamento epocale che renderà concreti, anche per l’Italia, i presupposti del giusto processo. Forza Italia persegue da sempre questo obiettivo e sente che questa è davvero la volta buona per raggiungerlo e realizzarlo», ha dichiarato il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto. Ha ribadito il vice premier Antonio Tajani: «Non è un segnale contro i magistrati, ma esalta il ruolo del giudice: vogliamo che i magistrati non siano divisi per categorie politiche, perché danno un servizio al cittadino e quindi è importante la non politicizzazione. Basta con le correnti».

«La riforma per la separazione delle carriere è una battaglia che portiamo avanti da quasi trent’anni. Oggi siamo di un passo più vicini alla meta», ha esultato il capogruppo azzurro in commissione Giustizia del Senato, Pierantonio Zanettin. Addirittura per il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia, «stiamo all’alba di una nuova civiltà. Quella della separazione delle carriere è la madre di tutte le riforme insieme a quella dell’elezione del capo del governo». Sulla stessa scia la Lega, con i rispettivi capigruppo, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari: «Il via libera del Senato a quell’articolo è un importante passo in avanti per tutti. Un’imparzialità che la Lega chiede da tempo e che restituirà all’intera categoria dei magistrati credibilità agli occhi dell’opinione pubblica».

Critiche ovviamente dalle opposizioni che in queste settimane hanno fatto un pesante ostruzionismo: sono stati presentati infatti oltre 1300 emendamenti. Secondo il senatore dem Dario Parrini, vice presidente della Commissione Affari costituzionali, «lo sdoppiamento delle carriere e dell’organo di autogoverno della magistratura, già ampiamente criticato, è a mio avviso la principale causa dei danni che questa riforma può arrecare. Dividere le funzioni tra magistrati requirenti e giudicanti, creando due organi distinti di autogoverno, rischia di minare gli equilibri fondamentali che garantiscono l’indipendenza della magistratura». Mentre il senatore di Alleanza verdi e sinistra Tino Magni ha affermato: «Avremmo voluto discutere di come il nostro sistema giudiziario garantisce il diritto alla difesa, o della lunghezza dei processi. Ma niente, alla destra non interessa dei processi giusti, vuole solo colpire l’autonomia della magistratura e creare una casta di pubblici ministeri, con un proprio Csm. Il nostro Paese ha bisogno di giustizia, non del pubblico ministero poliziotto sottomesso alla politica».

L’Aula di Palazzo Madama è poi passata all’esame dell’articolo 3 senza però concluderlo. Si tratta della previsione del sorteggio per i membri togati e laici del Consiglio superiore della magistratura. Con questo meccanismo «per comporre il Csm ci si affida allo Spirito Santo», ha criticato il senatore dem, Graziano Delrio, che ha aggiunto: «Questo sorteggio vale non solo per i togati, ma anche per i laici: non solo evochiamo lo Spirito Santo ma anche tutti i santi del paradiso per poterci proteggere da qualche inconveniente o da qualche inghippo».

«E questi sarebbero i pregevoli contributi che giungono dal fronte sedicente progressista, in realtà iper conservatore?», ha replicato a distanza – ironicamente, ma non troppo – il consigliere togato indipendente del Csm, Andrea Mirenda, che ha aggiunto: «Qualcuno spieghi a questo coté di illuminati che il sorteggio non si fa tra i membri del club dei fruttivendoli bensì in seno ad una élite chiamata a giudicare i cittadini con un metodo del tutto casuale. E spieghi loro che se si è giunti a questo è a causa dell’osceno endorsement della sinistra al fenomeno correntizio: se non ti riformi vieni riformato… », ha concluso l’unico sorteggiato del Csm attuale. Sull’approvazione dell’articolo 2 del ddl Nordio si è espresso anche Cesare Parodi, presidente dell’Anm: «Non ci aspettiamo assolutamente sorprese in questo senso. Fin dall’inizio abbiamo capito che non c’era nessuna volontà o possibilità di modifica del progetto originario e a maggior ragione aspettiamo quello che sarà verosimilmente l’esito del referendum per capire se questo progetto, queste intenzioni saranno avvallati dalla maggioranza dei cittadini».