Walter Verini, senatore e tra i fondatori del Pd, chiede al suo partito di ritrovare lo spirito delle origini e di aprirsi alla società, al mondo del volontariato per sconfiggere il correntismo, inteso come filiera di potere. Non sceglie ancora, però, con quale delle proposte schierarsi in vista delle primarie del prossimo 19 febbraio.

Ha fatto rumore il suo richiamo a dare le chiavi del Pd ai militanti veri. Ne esistono di finti?

Il senso delle mie parole era quello di ridare alla politica, vale per il Pd ma dovrebbe valere per tutti i partiti, quello spirito di autentica militanza che si basa sulla passione, sull’essere utili alla collettività e non a se stessi. Mentre gli iscritti dei partiti diminuiscono, mentre la credibilità dei partiti si affievolisce come dimostrato delle altissime percentuali di astensione alle elezioni, aumenta il numero delle iscrizioni agli albi delle associazioni del volontariato che contano più di sette milioni di persone. Chi fa volontariato lo fa per essere utile agli altri. La politica deve recuperare questa missione. Oggi, invece, la percezione è che la politica sia utile a chi la pratica. Bisogna “bergoglizzare” la politica e il Pd deve tornare a condividere la vita delle persone in difficoltà, dei più disagiati.

Il congresso va in questa direzione? Qualcuno, come Gianni Cuperlo, dice che il partito si sta suicidando…

Credo che tramite il lavoro del Comitato costituente e con il nostro dibattito dobbiamo riaffermare, con determinazione, una idea di fondo. Questo partito è profondamente, e per certi aspetti radicalmente, da rinnovare, conservando però le sua fondamenta ideali che traggono origine dal primo Ulivo con quel messaggio chiaro: uniti per unire. Se sapremo mantenere queste fondamenta non esiste questo rischio.

Altro discorso è dire che il mondo è cambiato radicalmente dal 2008, che la globalizzazione ha aumentato le diseguaglianze, che dobbiamo affrontare i cambiamenti climatici e la precarizazzione delle vite e che davanti a tutte queste cose le ricette e le analisi devono essere rinnovate. Ma non le radici, le fondamenta. Non ci sarà nessun suicidio. La verità è che, come ha detto Michele Serra, ci sono milioni di anime di sinistra alla ricerca di un corpo che possa accoglierle e questo soggetto deve essere il Pd che riparte dal suo spirito originario che lo portò, nel 2008, a prendere 12 milioni di voti. Da lì dobbiamo ripartire combattendo il correntismo che ci ha portato a rimanere chiusi in noi stessi.

Tutti criticano le correnti, ma intanto le correnti si posizionano a sostegno dei vari candidati. Come si supera questo corto circuito?

Aprendo il partito, dando le chiavi del Pd ai milioni di volontari che hanno deciso di fare questa attività. Non sono contro le correnti, ma contro il correntismo, inteso come un capo che sta a Roma e una filiera sui territori che determina incarichi e nomine. Un fenomeno che non ha nulla a che vedere con il pluralismo. Le aree politiche e culturali sono una ricchezza e i tre candidai che si presentano sono portatori di valori comuni, ma di proposte e ricette diverse che arricchiscono il confronto. Il partito deve discutere, anche litigare, ma su come risolvere i problemi della sanità, del lavoro o dell’ambiente, non su ruoli e incarichi.

Tra le proposte in campo quale la convince di più?

Mi piace un dato comune a tutti e tre i candidati: dicono che occorre radicalmente rinnovare partito e sconfiggere il correntismo. Mi pare importante sottolineare, in questo senso, che dopo le primarie la comunità del Pd dovrà essere ancora più unità: chi vince guida, chi non vince dà una mano. Per la scelta voglio ancora attendere questa fase costituente avviata dal Comitato. Ho interesse che anche nel Comitato si affermino due principi: cambiare anche radicalmente analisi e ricette, ma tenere intatte le fondamenta. I lavori che sono partiti male si possono correggere e credo che spetti alla nuova Assemblea e non a quella in scadenza portare a sintesi il lavoro del Comitato.

Ricci dice che tutta la fase costituente dovrebbe essere gestita dal nuovo segretario…

Il nuovo segretario avrà di certo il compito concreto e quotidiano di lavorare alla linea politica. L’elezione del nuovo segretario è un punto di partenza. Dopo la sconfitta elettorale abbiamo bisogno di creare un rapporto concreto e quotidiano con la società, tenendo insieme l’azione di opposizione al governo che va contro i più deboli e non dà risposte su temi fondamentali come sanità, cambiamenti climatici e lavoro. Dobbiamo stare accanto agli imprenditori, ai giovani e alle famiglie che non arrivano a fine mese, incontrandoli in carne e ossa e non guardandoli da lontano.

Il caso Qatar può condizionare il congresso? Qualcuno si richiama a Berlinguer…

Sono d’accordo con quanto detto da molti, compreso Letta. Nel nostro dna è presente la lotta alle mafie, alle ingiustizie, alle furbizie e agli evasori, a chi pensa di farla franca sulla pelle degli altri. Se addirittura c’è qualcuno che nel nostro campo viola questi principi tradisce due volte, prima le leggi dello stato e poi i nostri valori. Ci sentiamo parte lesa in senso politico e poi legale. È chiaro che bisogna sviluppare anticorpi e non intervenire solo dopo. Noi espelliamo, sospendiamo, mentre altri partiti tollerano certe condotte e, tuttavia, è di profonda attualità la questione morale. Berlinguer diceva che i partiti devono essere sobri e non occupare spazi impropri, non lottizzare. Nelle nomine vanno privilegiati i criteri di competenza e capacità. Questo è il salto culturale che aiuta un partito a sviluppare anticorpi. Se poi l’occupazione del potere diventa un fine, allora si allentano i legami con l’etica politica che sono fondamentali. La questione morale è un tema politico di grande attualità che deve trovare il Pd preparato e inflessibile.

Si parla poco di alleanze, eppure saranno fondamentali per tornare forza di governo. Da che lato deve andare il Pd?

Verso il lato del Pd. Ci si suicida davvero se dovessimo pensare che si possa fare un congresso per scegliere tra Calenda e M5S. Dobbiamo investire sulla ricostruzione del partito in modo che torni ad essere vicino alla vita delle persone e in grado di dare loro risposte. Poi si dovrà lavorare alle alleanze, a livello locale e nazionale, ma dobbiamo arrivarci con un Pd in salute e in ripresa, altrimenti saremmo vittime di una logica di subalternità».