Secondo Claudio Velardi «Berlusconi è una sorta di meme che non ha più il passo di un tempo» e «non è detto che se una delle componenti della maggioranza dovesse venire meno il governo cadrebbe, perché l’elezione di La Russa ha dimostrato che c’è qualcuno pronto a venire in soccorso».

Che impressione le ha fatto ciò che è successo al Senato?

Il dato di fondo è che Forza Italia non ha votato per La Russa. E da qui bisogna partire, perché questo crea una situazione di oggettiva fibrillazione e difficoltà nel centrodestra, in una maggioranza che si riteneva compatta o comunque sufficientemente coesa dopo il voto. A questo cambio di rapporti nel centrodestra si è risposto con un piano B, che è consistito nei giorni scorsi nel cercare di mettere una pezza a quello che stava per succedere.

Un piano orchestrato nelle retrovie e tirato fuori all’occorrenza, dunque.

Ambienti della maggioranza si sono messi a lavorare per evitare di andare sotto nell’ipotetico scenario in cui Forza Italia non avrebbe votato La Russa. Si sono presi contatti con tutte le opposizioni, perché La Russa ha preso 19 voti in più di quelli previsti senza gli azzurri quindi eventualmente non è solo Renzi ad averlo votato, ma anche pezzi di Pd e del M5S. Poi Renzi è il più sveglio di tutta la compagnia e quindi è possibilissimo che abbia avuto una parte rilevante nel rendere operativo questo piano B.

Dunque crede che Meloni si aspettasse che Berlusconi avrebbe tentato l’azzardo?

La Meloni ha gestito la situazione con indubbia intelligenza, avendo capito che se fosse andata sotto accettando le richieste e le pressioni di Forza Italia sarebbe stato l’inizio dell’agonia per il suo governo. Invece così facendo ha dato una prova di Forza Italia che ha fatto capire a Berlusconi che in futuro, nel caso ci fosse bisogno, avrebbe altri voti per sostituire quelli mancanti.

Di conseguenza Berlusconi è rimasto con il cerino in mano, con tanto di sfogo con lo stesso La Russa. Che effetto le fa vedere il Cavaliere “disarcionato”?

Noi tutti abbiamo costruito il mito di Berlusconi, alimentato da se stesso, dalla sua longevità politica e dalle sue indubbie capacità comunicative. Insomma, tutto il circo mediatico-politico gli vuole bene, è una sorta di meme. Ma alla sua veneranda età probabilmente non ha più il passo di un tempo ed è rimasto fregato. Che è una cosa assolutamente inedita per lui ma il tempo passa e non può pensare di fare gli stessi giochi di prestigio che faceva qualche anno fa.

Quel che è successo lascerà strascichi in maggioranza?

Per Berlusconi, che è un signore di 86 anni, essere governato e gestito da una donna di 45 anni è una cosa totalmente impensabile.

Per la sua visione più che macista del mondo, l’idea che quella che per lui è poco più che una ragazzina detti legge è fuori da ogni logica. Insomma è stato il protagonista assoluto dell’imprenditoria prima e della politica poi, e per lui l’idea di invecchiare e perdere lucidità in diversi passaggi è qualcosa di intollerabile.

Eppure è ancora lì, è tornato al Senato dopo nove anni e i vertici di maggioranza si svolgono ancora a casa sua.

Sì, ma è proprio questo il punto. Il problema di Forza Italia si chiama Berlusconi. Lui ha miracolosamente tenuto insieme questo 8 per cento alle elezioni, ma è un elettorato del tutto residuo, simbolico, che si rivolge a lui come una sorta di mito ancestrale. Ma non è un elettorato che esprime una politica, una progettualità, una funzione. Se Forza Italia vuole restare in piedi e riaccreditarsi come una forza moderata e liberale a un certo punto dovrà dire a Berlusconi di farsi da parte. Anche se, ricordiamoci, quello che mette i soldi è sempre lui.

Nel progetto di Renzi e Calenda quei voti dovrebbero andare al terzo polo, ma reggeranno?

Il terzo polo non è riuscito a sfondare su Forza Italia e questo è un problema. Ci si sarebbe aspettato che un polo di ispirazione moderata e liberale potesse succhiare voti a Forza Italia ma così non è stato e quindi Renzi e Calenda devono fare ancora molto lavoro. Di certo sono condannati a stare insieme. Se dovessero rompere, avendo due caratterini non da poco, l’elettorato del terzo polo, che al momento è molto motivato e ci crede molto, li andrebbe a rincorrere con i forconi. Per ora stanno gestendo la cosa con intelligenza e onestamente non penso che possano essere tanto avventati e tanto stupidi da rompere, perché entrambi ne pagherebbero le conseguenze.

I tre partiti di centrodestra sono ciascuno indispensabile all’altro per tenere in piedi la maggioranza. Un vantaggio o uno svantaggio per il futuro governo?

Non è un vantaggio, e questa condizione di forze che devono stare per forza insieme ma non hanno un sistema che le incentivi a farlo, è dovuta alla pessima legge elettorale che abbiamo. Che ti costringe a stare insieme prima, per vincere, ma poi non crea alcuna barriera all’autonomia di ciascuna forza politica che a quel punto ha potere di veto e ricattatorio molto forte. Che è lo stesso che pensava di usare Berlusconi per affossare la candidatura di La Russa.

Detta così, il governo potrebbe rischiare al minimo segno di frattura. Pensa che la coalizione tra fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia terrà?

Non è detto che se una delle componenti della maggioranza dovesse venire meno il governo cadrebbe, perché l’elezione di La Russa ha dimostrato che c’è qualcuno pronto a venire in soccorso. Per questo penso che il primo impegno dovrebbe essere quello di cambiare la legge elettorale, concependone una tra maggioranza e opposizione che tenga insieme sia la rappresentanza che la governabilità. Uno dei mali concreti del Rosatellum è che se dovessimo tener conto della percentuale presa da Salvini la Lega dovrebbe avere si e no sessanta parlamentari. E invece se ne è intascato 96 grazie all’accordo prima del voto con gli alleati sui collegi uninominali. Non si può andare avanti così.