IL 14 DICEMBRE LA SENTENZA

La versione della sindaca: «In questo momento la città ha bisogno di una guida sicura. Io sono onesta »

Anche in caso di condanna Virginia Raggi non ha alcuna intenzione di rinunciare alla candidatura. La sindaca di Roma spiazza tutto il Movimento e si lancia in una fuga in avanti per non rimanere indietro. Da troppo tempo il suo nome viene messo in discussione dai vertici pentastellati, impegnati a cercare un’interlocuzione col Pd anche per il Campidoglio, e la prima cittadina manda un messaggio a Di Maio e compagni: da qui non mi muovo.

Il 14 dicembre è attesa la sentenza di secondo grado sul caso Marra, in cui Raggi è imputata per falso documentale per aver promosso a direttore di Dipartimento Renato Marra, ex vicecomandante della Polizia locale, fratello di Raffaele, ex consigliere fidato della sindaca e all’epoca dei fatti direttore del Dipartimento personale. «Io vado avanti», dice l’esponente pentastellata, interpellata in merito a un’eventuale condanna da Rainews24.

«In questo momento la città ha bisogno di una guida sicura. Io sono onesta, sto governando la mia città, sto portando avanti provvedimenti che sono fondamentali. Sono concentrata su misure concrete di sostegno alla città e alla gente». L’autoassoluzione della prima cittadina è da rispettare fuori da ogni ironia, ma è la fuga in avanti a stridere con le regole grilline, costruite sul cemento dell’onestà come unico valore fondante e della trasparenza. Quelle stesse regole che hanno indotto l’altra sindaca pentastellata, la torinese Chiara Appendino, ad autosospendersi dal Movimento dopo una condanna per falso in atto pubblico.

«Ci ho messo la faccia. Io ho avuto il coraggio di dire “mi candido per un secondo mandato a Roma”», argomenta Raggi. «Ci vuole coraggio, perseveranza determinazione. Se mi fossi fermata alle critiche di quattro anni fa non saremo arrivati qui», insiste la prima cittadina capitolina, rivendicando il buon lavoro fatto fino a oggi, dopo anni di buio. «La mia paura è che si torni al passato e all’immobilismo. Ci vuole tenacia e perseveranza perché andare avanti in un momento di difficolta economica, senza soldi, con norme che rallentano ancora di più non è facile», ragiona ancora ad alta voce Raggi, parlando a nome di tutti i sindaci. d’Italia. «Dateci fiducia, anche per il Recovery. Io ho chiesto 25 miliardi al governo per far partire opere pubbliche, ho bisogno di soldi e poteri per metterli a terra subito», dice Raggi. Che poi rivendica il proprio ruolo all’interno del Movimento, rispondendo così alla freddezza dimostrata da chi preferirebbe trovare un altro nome da lanciare verso il colle più importante per la città, magari insieme al Pd. «Nel 2010 io ho contribuito alla nascita del M5s, a Roma ho aperto il gruppo del mio Municipio e non è un mistero che ho contribuito al successo nazionale. Del resto Roma è stata la prima grande vittoria a livello nazionale», mette in chiaro la sindaca, nel tentativo di mettere a tacere i detrattori interni.

Ma un’eventuale condanna di Raggi aprirebbe una crisi politica seria nel mondo pentastellatto. Difficilmente, il main sponsor di Virginia, Alessandro Di Battista, custode dell’ortodossia movimentista, potrebbe chiudere un occhio di fronte a una sentenza. A quel punto la sindaca si troverebbe completamente isolata. Per gli avversari politici, però, la vicenda Marra e le dichiarazioni della sindaca sono il simbolo della doppia morale penytastellata. «Siamo e restiamo garantisti con tutti, perciò per noi, a differenza del M5S, nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva. Ma la pretesa di una onestà a prescindere, sulla fiducia, avanzata dal sindaco Raggi è la contraddizione di tutti i principi cavalcati fino ad oggi dai 5 Stelle», dice la deputata azzurra Annagrazia Calabria.

E come se non bastasse, i competitor della prima cittadini si sono già messi in movimento. Carlo Calenda gira la città in lungo e in largo già da diverse settimane, e da qualche giorno, anche Matteo Salvini, in attesa di sciogliere la riserva sul candidato sindaco per il centrodestra, ha iniziato a farsi vedere per le periferie della Capitale. Una presenza, quella del leader della Lega, che non va giù alla grillina: «Oggi Salvini va a Centocelle? Immaginiamo che risposte possa dare. La sua forza ( politica, ndr) ha aperto i campi rom, uno fu sgomberato senza bonifiche, invece noi facciamo la bonifica». E immancabile, arriva la replica sopra le righe dell’ex ministro, che commenta: «Noi apriamo i campi rom? Ma questa è scema proprio, poverina», dice Salvini, che con Raggi polemizzava anche quando erano alleati di governo. «Con tutto il rispetto, a un sindaco che lavora da quattro anni e mezzo e ancora dice faremo le bonifiche, parlando sempre al futuro, la risposta gliela daranno i romani non gliela deve dare Salvini», aggiunge il capo del Carroccio.

Insomma, la campagna elettorale è praticamente già cominciata, ma Raggi non sa ancora se potrà parteciparvi. O meglio, non sa se potrà farlo per conto del M5S o dovrà inventarsi un percorso nuovo.