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A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, ripeteva Giulio Andreotti buonanima. E di fronte allindagine che ha coinvolto le due candidate piddine di Napoli (si tratta Anna Ulleto e Rosaria Giugliano, accusate entrambe di voto di scambio), è inevitabile non pensare a una sorta di ritorsione, una risposta allindagine di qualche giorno fa contro i due sindaci grillini: Federico Pizzarotti, primo cittadino di Parma e Mario Puddu, sindaco pentastellato di Assemini, sperduto e ameno paesino della provincia di Cagliari.Del resto è da tempo che si intravede in filigrana uno scontro violentissimo e senza esclusione di colpi tra procure filodemocrat e procure grilline. Complottismo? Puo darsi, ma in questi giorni di scontro politico-giudiziario, ladagio andreottiano torna inevitabilmente alla mente. Anche perché gli indizi a carico dei pm sono piuttosto evidenti. A cominciare dalla tempistica. Le due candidate del Pd e i due sindaci grillini sono stati tirati in ballo nel bel mezzo di un voto fondamentale, allapice di un duello allultimo sangue tra il Movimento 5 stelle e il Pd renziano.Del resto è chiaro a tutti, oramai, che questa tornata elettorale non è più un semplice voto locale, come invece continua a ripetere un premier molto, molto preoccupato. Renzi e i suoi avversari sanno bene che in ballo non cè solo la gestione delle città ma lesistenza stessa del governo. Il suo. E per quanto il premier si ostini a dichiarare che in caso di sconfitta elettorale non schioderà da palazzo Chigi, in molti sono convinti del contrario, del fatto cioè che nel caso in cui perda Roma, Milano e Torino, non potrà che preparare le valigie e trovare un nuovo impiego.Ma anche per questo, per la fortissima valenza politica di queste elezioni, lo scontro si sta consumando anche sul piano giudiziario, soprattutto dalle parti di quelle procure che da tempo sognano di «fermare Renzi», come ammise candidamente il consigliere togato del Csm, Piergiorgio Morosini.Gli ultimi fuochi di guerra civile tra toghe rosse e toghe pentastellate sono stati attizzati lo scorso 26 aprile, vigilia del voto per palazzo San Giacomo e data in cui la procura di Napoli fece sapere di aver indagato niente meno che il segretario del Pd campano, Stefano Graziano. Uno schiaffone in pieno viso, una zavorra gettata sulle spalle di un partito che a Napoli si giocava una partita già assai complicata e compromessa contro il sindaco di lotta e di governo De Magistris. Partita persa malamente e chiusa ancora peggio con lannuncio dellinvio dei commissari comunicato da Renzi urbi et orbi poche ore dopo la batosta. E sempre in quel periodo (siamo al 3 maggio) il secondo schiaffone al Pd arrivò da Lodi, con larresto - contestatissimo da mezza politica, grillini esclusi, e dai membri laici del Csm - del sindaco di Lodi Simone Uggetti, uomo molto vicino a Lorenzo Guerini.Ma la reazione allindagine su Graziano e allarresto di Uggetti non si fece attendere. Nel giro di pochissimo giorni, e siamo al 7 maggio, i pm misero infatti le mani sul sindaco grillino livornese, Filippo Nogarin e sullo stesso Federico Pizzarotti, entrambi finiti sotto inchiesta per abuso dufficio.E oggi, alla vigilia di ballottaggi così importanti, le procure tornano sulle prime pagine dei giornali. E presto per capire cosa sia davvero accaduto a Napoli, difficile dire quali siano gli elementi in mano agli investigatori che stanno indagando sulle due politiche democrat, Anna Ulleto e Rosaria Giugliano, questultima accusata di aver promesso laccesso ai tirocini di Garanzia giovani da 400 euro al mese in cambio del voto: «Per Garanzia Giovani ho solo fatto in modo che i ragazzi del mio territorio fossero aiutati ad inoltrare le pratiche per accedere ai bandi per i corsi di formazione». Come dire: Ho solo provato a tirare fuori dalla melma qualcuno delle centinaia di giovani disoccupati che vivono dalle mie parti. Del resto che altro dovrebbe fare un rappresentate eletto dai cittadini?Quel che è certo è che se corruzione elettorale cè stata, ha funzionato ben poco visto che la Giugliano ha ricevuto la miseria di 270 voti. Forse il vero reato è stata la sua candidatura...