Il premier Renzi chiama, il presidente emerito Giorgio Napolitano, risponde. Una staffetta che sembra quasi concordata. La prima mossa è stata del rottamatore che nel “mezzogiorno di fuoco” della direzione democrat di lunedì ha fatto trasmettere il discorso con cui Giorgio Napolitano aveva accettato il secondo mandato da presidente della Repubblica legandolo alla riforma della Costituzione. «Voi avete applaudito, io applaudivo da palazzo Vecchio - ha ricordato Renzi ai presenti - quando Napolitano chiedeva di superare il bicameralismo paritario, ridurre i costi della politica e fare ciò che noi abbiamo realizzato dopo sei letture parlamentari».Parole che Napolitano ha preso e rilanciato: «Con questa riforma della seconda parte della Costituzione io mi sono rotto la testa per questi nove anni da Presidente della Repubblica - ha detto ieri». E poi ha ricordato agli smemorati che sul dossier riforme ricevette «dalle forze politiche perfino giuramenti che l’avrebbero approvata».Insomma, Giorgio Napolitano torna a spendere la sua autorità sottolineando che il suo bis al Colle fu «al solo scopo di fare le riforme».Non solo, Napolitano entra nel merito delle riforme per osservare che «al di là dei perfezionismi che, dicono qua e là alcuni professori dovrebbero essere apportati al testo, ritengo che sia legittimo e auspicabile, e io me lo auguro fortemente, che la grande maggioranza dei cittadini non faccia ancora una volta finire nel nulla gli sforzi fatti fin qui».Poi il presidente ricorda la stagione della Costituente: «Il momento magico della Costituente non durò a lungo, ma allora si trovò una strada comune e si riuscì a mantenere quella unità fino al voto finale, anche se nel frattempo era scoppiata la guerra fredda e la prima conseguenza fu la caduta del governo di unità nazionale e la estromissione dei partiti di sinistra, ma si cerco’ di remare tutti nella stessa direzione, con idee molto diverse nella testa e con posizioni politiche molto diverse. Ma prevalse su tutto, nonostante nel Mondo si formarono due blocchi e si fu indotti a scegliere da che parte stare, la necessita’ categorica di rimettere in piedi il paese, prevalse il senso dell’interesse comune».Del resto, annota Napolitano, «nella seconda parte della Costituzione, che dice come deve funzionare lo stato democratico, l’opera dei padri costituenti non è stata perfetta e lo sapevano anche loro».Anche Maria Elena Boschi ribadisce che «di fronte a una scelta cosi’ importante troverei singolare», soprattutto per chi fa parte del mondo del lavoro e dell’impresa, «stare alla finestra. I liberi pensatori sono tutti contro le riforme e invece bisogna avere il coraggio di esporsi per un’idea diversa, ciò è molto apprezzabile, perché le riforme riguardano tutti noi». Torna direttamente in scena, ma confermando un punto di vista contrario, Silvio Berlusconi. «La riforma costituzionale e la legge elettorale potrebbero portare a un governo dei 5 Stelle, come s’è visto nelle recenti elezioni comunali», segnala il leader FI uscendo dal San Raffaele dopo il ricovero per un intervento al cuore. Occasione mancata per i referendum abrogativi di norme dell’Italicum: 420mila firme non bastano (ne occorrevano 500mila) «ma sono comunque uno straordinario risultato della mobilitazione organizzata», dicono dal Comitato nazionale e dai comitati territoriali.Nel frattempo la minoranza Pd fa sapere che il documento bocciato dalla direzione sarebbe servito a dare cittadinanza anche a chi non intende schierarsi sul referendum: «Nessun autogol, molti di noi erano andati via, l’importante era certificare la nostra posizione», spiega una fonte all’Agi, riferendosi all’iniziativa portata avanti in direzione. «E ora la relazione del segretario - viene spiegato - ha creato un’ulteriore distanza. E’ sembrato essere fermo a due mesi fa. Ci porterà nei prossimi giorni a ufficializzare il nostro No».