Una lotta all’ultimo ministro, tra Lega e FdI. No, non si tratta del rimpasto, ma della campagna elettorale abruzzese. Nel centrodestra, per il rush finale della contesa elettorale, ha definitivamente prevalso la linea dell’ “ognun per sé e Dio per tutti”, nella speranza che la competizione interna tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini possa portare in alto la coalizione, e con essa determinare la rielezione del governatore uscente Marco Marsilio. Anche in virtù del fatto che stavolta a tot voti dei partiti corrisponderanno altrettanti voti per candidati collegati, in mancanza del voto disgiunto.

A testimoniare questo andazzo, la “fuga” di martedì sera dal comizio dei leader a Pescara da parte del segretario leghista, cercato invano dagli altri al termine dell’intervento della presidente del Consiglio per la rituale foto di gruppo post- evento. Qualcuno, nel backstage, mentre Meloni lo cercava invano chiedendo “ndo sta”, ha fatto presente che la rapida partenza dipendesse dai tempi serrati degli impegni elettorali personali. Che il Capitano, a differenza di quanto accaduto in Sardegna, stia spingendo il più possibile sull’acceleratore per tenere su il Carroccio è testimoniato dall’agenda degli ultimissimi giorni pre- voto, che fa seguito d’altra parte alla fittissima rete di impegni delle ultime settimane: oggi a Vasto e a Lanciano, domani a Penne e poi a Pescara per il comizio finale della Lega al Pala Becci, dal quale sicuramente Salvini non fuggirà in fretta e furia ma resterà a lungo per i selfie coi militanti. In questi due giorni il vicepremier conta anche di scavalcare Meloni nel computo delle ore passate sul suolo abruzzese, visto che la premier deve fare i conti con impegni istituzionali come l’incontro coi sindacati di polizia a Palazzo Chigi, le celebrazioni ufficiali della Giornata Internazionale della Donna al Quirinale (a dispetto del cortocircuito comunicativo dei rispettivi staff) e la missione in Friuli Venezia- Giulia per la firma dell’accordo di coesione, guarda caso col governatore leghista Massimiliano Fedriga che molti vogliono come “papabile” per la leadership del partito al posto di Salvini.

Per non restare indietro su nessun fronte, anche il leader del Carroccio sta schierando i suoi ministri sul suolo abruzzese, al pari della presidente del Consiglio che ha praticamente tradotto tutta la sua delegazione nella regione centromeridionale: ieri sul versante Lega è stato il turno del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che ha visitato quattro istituti scolastici in provincia di Teramo parlando di «opportunità formative e di lavoro, investimento sulla formazione tecnica e professionale». Contemporaneamente, Palazzo Chigi rispondeva inviando il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro a Sulmona per annunciare l’assunzione di nuovi agenti di polizia penitenziaria e soprattutto il ripristino di ben quattro tribunali abruzzesi.

Nelle stesse ore, da Montecitorio impegnato nel question time il meloniano Raffaele Fitto assicurava sul fatto che nel Pnrr non c’è stato alcun definanziamento per le opere previste in Abruzzo, mentre dal ministero per le Infrastrutture informavano della imminente riapertura del viadotto del Sente, importante via di comunicazione col Molise. In attesa della ciliegina finale predisposta dalla premier: una visita a l’Aquila del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che potrebbe ventilare il proprio favore per la nomina del capoluogo a capitale italiana della Cultura per il 2026. Dall’opposizione, non a caso, stanno già protestando contro l’eventuale uso a fini elettorali della nomina.