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Nella foto Antonio Tajani vicino all’immagine di Silvio Berlusconi (LaPresse)
La vita comincia a 30 anni, si potrebbe dire parafrasando un celebre detto. Che sembra ritagliato perfettamente sullo stato attuale di Forza Italia, un partito che molti davano per spacciato all’indomani della scomparsa di Silvio Berlusconi, ma che sta vivendo una seconda giovinezza testimoniata dalle ultime performance elettorali e da alcune incontestabili vittorie politiche.
Nel giorno del trentennale della clamorosa vittoria del Cavaliere alle elezioni Politiche del 1994 contro la “gioiosa macchina da guerra” guidata da Achille Occhetto, dirigenti e parlamentari azzurri non hanno mancato di sottolineare con toni entusiastici il fatto che tale anniversario sia coinciso con l’ottenimento di un risultato storico, il coronamento di una battaglia additata a suo tempo da Berlusconi come imprescindibile. Si parla, ovviamente, dell’introduzione dei test psicoattitudinali per l’accesso alla magistratura, e poco importa se le norme presentate in Cdm dal Guardasigilli Carlo Nordio siano obiettivamente blande e distanti da ciò che aveva immaginato anni fa il fondatore di Fi.
A livello simbolico è incontestabile che il partito guidato da Antonio Tajani abbia piazzato una bandiera identitaria nell’attività del governo del centrodestra, e la reazione dell’Anm, in quest’ottica, non può che amplificare il compiacimento degli azzurri.
Sembrano lontani anni luce, dunque, anche se sono passati non troppi mesi, i giorni in cui le analisi politiche si concentravano su quali sarebbero potuti essere i contraccolpi per il governo Meloni dell’estinzione di Forza Italia, con la relativa competizione interna al centrodestra per accaparrarsi i voti azzurri in libera uscita. C’era addirittura chi ipotizzava una strategia della premier per non mortificare l’alleato agonizzante, evitando che questo venisse fagocitato dalle Lega di Matteo Salvini. E c’era chi prevedeva con una certa facilità una sorta di transumanza degli eletti berlusconiani nelle fila del Carroccio o di FdI. Qualche segnale, per la verità, c’era stato già prima della morte di Berlusconi, sia a livello nazionale che locale, se si pensa ad esempio al triplice passaggio, tra gli altri dei deputati Laura Ravetto, Federica Zanella e Maurizio Carrara alla Lega o a quello dell’allora coordinatore laziale di FI Davide Bordoni alla corte di Salvini. Il fatto che negli ultimi tempi la tendenza si sia addirittura invertita la dice lunga: si stima che una ventina tra consiglieri regionali ed europarlamentari abbiano abbandonato il Carroccio a beneficio di Fi (come ad esempio Matteo Gazzini e Stefania Zambelli a Bruxelles).
Ma i successi degli ultimi tempi non si limitano alla questione dei test per le toghe: in attesa della madre di tutte le riforme attese dai forzisti, contenuta a chiare lettere nel testamento politico di Berlusconi, e cioè della separazione delle carriere, le vicende politiche degli ultimi tempi hanno “congiurato” a favore di Tajani e dei suoi su più fronti, a partire da quello delle elezioni regionali. Il centrodestra, come è noto, ha subito una cocente sconfitta in Sardegna, probabilmente a causa di uno screzio tra Meloni e Salvini sul candidato governatore. Ebbene, il risultato è stato quello di ammettere l’errore di aver cambiato cavallo in corsa (Truzzu per l’uscente Solinas) e di optare per la riconferma di tutti gli uscenti, che nella fattispecie sono due azzurri: Vito Bardi per la Basilicata e Alberto Cirio per il Piemonte. Ma c’è di più: la vocazione autolesionista dell’opposizione ha consegnato il Terzo Polo ai candidati di Fi, proprio dopo che Tajani aveva asserito che il profilo responsabile e popolare del partito sarebbe stato attrattivo per le altre forze centriste e moderate, e così è stato. E in tutti i posti in cui si è votato, finora, Forza Italia ha ottenuto più voti della Lega. Insomma, molti osservano che sia ancora lo Stellone del Cavaliere, deceduto l’anno prima del Trentennale della discesa in campo e della vittoria, a vegliare sulla sua creatura politica. Di certo, una fetta consistente di italiani è rimasta legata alla sua esperienza politica e proprio tale connessione (avvalorata dalle reazioni partecipate alla diffusione degli appunti di Berlusconi in punto di morte) ha aiutato i suoi eredi politici ad elaborarne il lutto.