Dei soldi, a Italia viva, non interessa nulla, e se proprio Calenda rifiuta il cambio del nome del gruppo e di conseguenza di andarsene, si appelli a un tribunale civile. È questa in soldoni la linea di Matteo Renzi sull’ormai annosa querelle che lo contrappone al leader di Azione dopo la separazione del fu terzo polo e il recente cambio di nome deciso dalla maggioranza renziana del gruppo al Senato e rifiutata dalla minoranza calendiana.

Una posizione confermata ieri, quando un accordo (che prevedeva gruppi separati e divisione dei soldi) sembrava vicino e invece non se n’è fatto nulla, con il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha preso tempo evitando di convocare la Giunta per il regolamento, come invece aveva lasciato intendere dando una sorta di ultimatum sia a Renzi che a Calenda.

Ultimatum colto favorevolmente da Azione ma rifiutato da Renzi, che ora esorta Calenda a passare per i tribunali visto che la decisione del cambio del nome, a parere suo, è del tutto legittima e dunque nessuno, compresa la Giunta per il regolamento di palazzo Madama, può far nulla.

Fonti renziane dicono che comunque «il nodo si scioglierà», probabilmente la prossima settimana, ma l’impressione è che Renzi voglia tirare la corda per costringere Calenda a un passo indietro sulle prossime Europee, convincendolo a unire le forze in una lista unica di centro e quindi evitando anche la separazione dei gruppi. Ipotesi che Calenda continua a rispedire al mittente, rivendicando la fine del rapporto tra i due e incolpandosi per l’essersi «fidato di Renzi».

Il quale ieri ha dato spettacolo in buvette al Senato, e poco prima in Aula, attaccando il governo sulla legge che rende più difficile economicamente il rientro dei cosiddetti “cervelli in fuga”. Dallo stop ai barconi allo stop al rientro dei cervelli in fuga «c’è un cambiamento di rotta totale» ha detto il leader di Iv in un’interrogazione al ministro, dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante il question time al Senato. «Meloni parla di Dio, patria e famiglia ma poi sulla famiglia che fa? Aumenta le tasse sui pannolini, sul latte in polvere, sugli assorbenti», ha aggiunto.

Per poi provocare i sorrisi anche tra i banchi del governo quando si è rivolto ironicamente a Giorgetti e a Matteo Salvini, seduto al suo fianco. «Sono contento di vedervi insieme, con il capo del suo partito e suo collega ministro, almeno finché Fornero non vi separi», ha detto in riferimento alle indicazioni contenute nei documenti del Mef in cui si dà conto dei buoni risultati della legge Fornero, tanto osteggiata dal leader della Lega.

E ce n’è pure per Forza Italia. «È incredibile come il governo di centrodestra abbia disseminato di tasse e balzelli vari la legge di bilancio - ha rimarcato nella consueta e news e poi in un video social - la destra aumenta le tasse, dà accesso ai conti correnti, torna indietro sulle pensioni: più che Giorgetti sembra Vincenzo Visco. Si vede che, purtroppo, Silvio Berlusconi non c’è più».

Da Azione intanto si ribadisce la fiducia nel presidente del Senato La Russa, soprattutto riguardo alla gestione dei fondi economici visto che, spiega un dirigente del partito, «l’eventuale passaggio al gruppo Misto politicamente no sarebbe un problema». Calenda non parla e prepara l’assemblea nazionale di domani al teatro Eliseo a Roma, dove saranno presenti ministri sottosegretari e leader di partito.

In mattinata tavole rotonde su politica estera, ambiente e sanità, ma anche un’intervista al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e un dibattito sulle riforme alla presenza della ministra Maria Elisabetta Alberti Casellati.

A seguire l’intervento della leader del Pd, Elly Schlein, prima della chiusura dello stesso Calenda. Il quale potrebbe rispondere per le rime a Iv o lasciar passare la tempesta. È solo una questione di tempo.