Non si è «mai sentito abbandonato» il presidente dimissionario della Liguria, Giovanni Toti ,in quegli 86 giorni in cui è stato costretto agli arresti domiciliari dalla procura di Genova. Non si è sentito abbandonato dai suoi alleati politici del centrodestra, a cominciare dal leader della Lega, Matteo Salvini, che avrebbe dovuto incontrare durante la detenzione domiciliare e con il quale infine si è visto ieri a Roma, per parlare «di Liguria e di ciò che dobbiamo ancora fare», ha detto Toti dopo il faccia a faccia. Al quale ha partecipato anche il viceministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi, uno dei papabili candidati del centrodestra.

«C’è lavolontà di andare uniti e compatti e soprattutto sul programma di rinnovamento di quella regione c’è la volontà di non fare un passo indietro - ha detto Toti - Soprattutto Salvini e Rixi che era all’incontro con noi erano particolarmente determinati: penso che si possa ragionare su tutti gli amici del centrodestra che abbia voglia di cimentarsi poi saranno i territori a dire la loro».

Il presidente dimissionario ha anche anticipato che ci sarà una lista civica «importante» e che vedrebbe bene come candidato uno dei nomi a lui vicini in questi anni. Poi Toti ha parlato della sua vicenda giudiziaria, non risparmiando attacchi alla magistratura e riflessioni sul rapporto tra essa e la politica.

«Credo che le immunità della politica siano calate oltre ogni limite seguendo un certo populismo e un certo giustizialismo - è il suo ragionamento - Si ritiene che la politica e chi fa politica abbia dei privilegi - aggiunge - e sono stati tolti senza tenere conto che quei privilegi non sono per chi li incarna, ma privilegi del potere popolare che li rappresenta. Io credo che servirebbe un allargamento delle immunità dai parlamentari ai ministri, perché vedere un ministro dell’Interno che per le sue politiche sull’immigrazione è processato per sequestro di persona, credo sia qualcosa di surreale per un Paese normale e civile». «E penso che anche i sindaci i governatori dovrebbero avere una protezione - conclude - che non è per Toti, ma è protezione del mandato popolare che ti è stato affidato».

Parole che non possono che aver fatto piacere a Salvini, il quale ha parlato di uno “scudo” per i governatori suscitando reazioni d’apprezzamento a destra e di netto rifiuto a sinistra. «Non ne abbiamo parlato, ci siederemo attorno a un tavolo e vedremo in concreto la proposta, cosa prevede la norma - ha detto il segretario di Fi Antonio Tajani - Come abbiamo fatto con l’abuso d'ufficio rispetto al quale eravamo favorevoli all'abolizione: noi siamo sempre pronti ad ascoltare le proposte che permettono una buona amministrazione». D’accordo anche FdI, mentre la responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani la butta sull’ironia. «E perché solo i governatori e gli amministratori? - si chiede - Resuscitiamo il lodo Alfano in formato extralarge, mettiamo al sicuro le massime cariche dello Stato e anche ministri e sottosegretari, oltre ai governatori, così nessuno rischia più nulla e ognuno può fare quello che vuole, tanto c'è lo scudo:spero che le parti più avvedute del centrodestra avranno il buonsenso di evitare questo ritorno al passato».

Il riferimento è chiaramente a Fi e a Tajani, il quale ha definito «singolare» la sovrapposizione tra la vicenda giudiziaria che vede coinvolto Toti la e campagna elettorale per la Regione.

«Sono perplesso: così si tenta di condizionare il voto - ha detto rispondendo alle domande dei cronisti in conferenza stampa - La stragrande maggioranza dei magistrati italiani credo avrebbe fatto scelte diverse da quelle fatte in Liguria. Tra l’altro il candidato avversario è l’ex ministro della Giustizia (Andrea Orlando, ndr), è tutto un po’ troppo politicizzato».

Ipotizzando poi uno scenario visto e rivisto, con mesi di gogna seguiti da un nulla di fatto. «Condivido le parole del ministro Nordio - ha aggiunto il ministro degli Esteri - E se Toti viene assolto che succede? Viene chiamato e rimesso a fare il presidente della regione? Una parte minoritaria della magistratura non può sostituirsi alla politica, chi guida le istituzioni viene eletto dal popolo, non ha vinto un concorso».

E condividendo infine, assieme al leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, la necessità di «un tavolo» di incontri ulteriori per definire con gli alleati la strategia in vista del voto.