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IMAGOECONOMICA
Alla fine di un vertice di maggioranza, tanto più se molto atteso, qualcosa bisogna dire. Un certo tasso di reticenza è quasi obbligatorio e lo si dà per scontato. I quattro leader della maggioranza che si sono riuniti ieri mattina dopo un'estate di guerriglia continua hanno un po' esagerato, tanto da rendere l'esito controproducente.
Cosa hanno fatto in tre ore di riunione e con sul tavolo un'agenda lunga chilometri? Hanno “ribadito l'unità della coalizione” e ci mancherebbe altro.
Si sono scoperti “determinati a continuare il lavoro attuato per tutta la legislatura portando a compimento le riforme messe in cantiere e attuando il programma”. Oddio qualche differenza tra le righe si ammette che ci sia ma la destra dimostra da trent'anni «la capacità di trovare sempre la sintesi tra le diverse identità». E nel concreto, cioè per esempio sulla manovra? «Sarà seria ed equilibrata». «Confermerà alcune priorità», in primis la riduzione delle tasse. Le pensioni però non vengono citate. Alla faccia della Lega non sono una priorità. In compenso c'è «totale sintonia su tutti i dossier, a partire dalla politica estera». E questa in effetti sarebbe una notizia importante, non essendoci mai stata sintonia di sorta almeno sull'Ucraina. La Lega guasta però la festa grande della rinnovata sintonia
diffondendo una copia del comunicato diversa da quella di Chigi e mica su un particolare. La versione del Carroccio presenta infatti un particolare in più non proprio irrilevante: la contrarietà «a ogni ipotesi di interventi militari fuori dai confini ucraini». Poi il comando leghista si scuserà affermando di aver inviato “per errore” una versione iniziale poi corretta. Forse è stata davvero una svista. Forse no. Il risultato non cambia. La Lega ha fatto in modo di chiarire come la pensa sulla guerra in Ucraina e il successivo drastico taglio operato sul testo rivela anche che gli alleati non sono dello stesso parere o, più probabilmente, lo sono ma non vogliono strillarlo ai quattro venti. E' vero che il passaggio sul portare a compimento le riforme in cantiere sembrerebbe dire che almeno sul tema più lacerante, l'autonomia differenziata, lo scontro si è ricomposto con la resa di Forza Italia. Tajani, dopo aver preventivamente riunito lo stato maggiore azzurro, era infatti arrivato al vertice
deciso a chiedere lo slittamento della concessione dell'autonomia differenziata alle regioni interessate a dopo la definizione dei Lep.
Su tutte le materie non solo su quelle per le quali attendere i Lep è già obbligatorio. Ma la proposta è giustificata proprio con la necessità di difendere la riforma dalla minaccia referendaria. La realtà è che il vertice non ha risolto assolutamente niente salvo ribadire che nessuno nella maggioranza ha interesse a far saltare il banco. La guerriglia proseguirà su tutti i fronti ma senza mai arrivare alle estreme conseguenze, almeno fino a che non ci saranno modifiche sostanziali nel quadro e negli equilibri complessivi.
Subito dopo il vertice il cdm ha acclamato l'indicazione di Raffaele Fitto come commissario europeo, e non è che ci fossero dubbi in proposito Poi la premier, senza conferenza stampa, ha iniziato a far uscire indiscrezioni sul suo intervento. Fragorose ma povere di sostanza. La «stagione dei bonus e dei soldi buttati dalla finestra è finita». Verranno cambiate le cose che non funzionano «senza paura e poi gli italiani giudicheranno». Sull'assegno unico le famiglie non hanno nulla da temere.
Oddio per la verità qualcosina da temere dette famiglie sembrerebbero avercela dal momento che se non è il governo a volerlo far saltare lo farebbero però, secondo la premier, «alcuni funzionari della Ue» e come alibi preventivo non c'è male. Sull'immigrazione, oltre a rivendicare risultati egregi e un grande “cambio di passo”, Meloni qualcosa dice: che si appresta a cambiare la Bossi-Fini. Il titolo c'è, pur se previsto e prevedibile. Il testo sottostante no, perché sul come modificare quella legge che generato moltissimi problemi senza risolverne nessuno la presidente non si lascia sfuggire una sillaba. Si vedrà.
Insomma, anche a prendere dichiarazioni e comunicati più sul serio di quanto meriterebbero, il massimo che si può dire è che il governo affronta una fase molto difficile e ricca di tensioni interne profonde armato di ottime intenzioni. Ma di nient'altro.