Continua a salire il bilancio del devastante terremoto di magnitudo 6.8 che ha colpito le regioni centrali del Marocco lo scorso 8 settembre, mentre i soccorritori continuano a scavare tra le macerie alla ricerca di eventuali sopravvissuti. Secondo l’ultimo bilancio diffuso dal ministero dell'Interno, 2.681 persone hanno finora perso la vita, mentre i feriti sono 2.501.

La sola provincia di Al Haouz, la più colpita, ha registrato 1.591 vittime. Le altre aree più colpite sono quelle di Taroudant, con 764 vittime, e Chichaoua, con 202. Nel frattempo, continuano senza sosta le ricerche di eventuali sopravvissuti al sisma e in alcuni villaggi di montagna, dove è più difficile l'accesso dei soccorsi, si scava ormai a mani nude. Come riferito dalle autorità del Regno, i soccorsi sono resi difficili dai danni alle infrastrutture in alcune zone rurali di montagna colpite dal violento sisma, tra cui le località di Tafeghaghte e Moulay Brahim. Tra le vittime figurano anche quattro cittadini francesi, come confermato dal ministero degli Esteri di Parigi. Secondo l'ufficio regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il Mediterraneo orientale, sono più di 300 mila le persone colpite dal sisma a Marrakech e nelle aree circostanti.

La scossa è stata registrata dai sismografi alle 23:11 di venerdì: l'epicentro è stato localizzato al centro del Paese, a 16 chilometri dal villaggio Tata N'Yaaqoub, nel municipio di Ighil, 72 chilometri a sud-ovest di Marrakech. Il movimento ondulatorio è durato circa 30 secondi. La scossa ha fatto tremare Agadir, Rabat, Casablanca, provocando danni in un raggio di oltre 400 chilometri ed è stata avvertita anche in Algeria, Spagna e Portogallo. Secondo i media marocchini si tratta del sisma più potente che abbia mai colpito il paese.

Intanto la ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, cerca di spegnere la polemica sugli aiuti d'Oltralpe ai terremotati che Rabat avrebbe rifiutato nonostante il devastante sisma, gettando acqua sul fuoco: “Il Marocco è un Paese sovrano e spetta a lui organizzare i soccorsi. Una sessantina di paesi hanno fatto offerte”, ha infatti affermato la numero uno del Quai d'Orsay ai microfoni del canale Bfmtv mettendo in chiaro che Rabat non ha “rifiutato alcun aiuto”, in particolare da Parigi.

La Francia infatti ha stanziato cinque milioni di euro per le organizzazioni non governative che stanno operando in Marocco, in modo da poter aiutare la popolazione colpita dal devastante terremoto, contribuire nei soccorsi e nelle ricerche. E nel fine settimana, in tutto il mondo, era rimbalzata la notizia che Rabat aveva accettato in primis gli aiuti offerti da quattro Paesi - Spagna, Regno Unito, Emirati Arabi e Qatar - lasciando cadere nel vuoto la generosa offerta di Parigi all'ex protettorato francese. Un "rifiuto" interpretato dai più come la conferma dei rapporti deteriorati tra i due Paesi, in un frangente in cui la posizione francese in Africa è sempre più debole e contestata.

A rendere ancora più imbarazzante la situazione per Parigi ha infine contribuito la dichiarazione di Macron in sede di G20 secondo cui Parigi avrebbe inviato i suoi aiuti quando le autorità locali marocchine "lo riterranno utile". Ma queste, ha tagliato corto il capo della diplomazia francese, sono solo "false polemiche" in un momento in cui "la gente ha bisogno di aiuto". In televisione la ministra ha quindi inviato a fermare le chiacchiere pretestuose e annunciato che Parigi stanzierà 5 milioni di euro di aiuti alle Ong "sul campo" in Marocco per prestare soccorso nelle zone più colpite dal sisma. Il fatto che a ricevere il sostanzioso assegno sia un organizzazione non governativa rischia tuttavia di lasciare aperto un strascico non marginale nella querelle.

Le autorità marocchine, come detto, hanno finora accettato il sostegno di Spagna, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito. “Nell'ambito di un approccio coerente con gli standard internazionali in tali circostanze, le autorità marocchine hanno effettuato una valutazione precisa delle esigenze sul posto, tenendo conto che la mancanza di coordinamento in tali situazioni potrebbe essere controproducente”, ha spiegato il ministero dell’Interno. Anche l'Italia, tramite il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, si è detta pronta ad inviare squadre di soccorso.