Da una parte Pd, Iv, Azione, che difendono il candidato presidente alla Regione Marche per il centrosinistra, indagato per per un presunto coinvolgimento in affidi da parte dell’amministrazione comunale di Pesaro quand’era primo cittadino. Dall’altra il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, che di fatto tiene sulle spine lo stesso Matteo Ricci e tutta la coalizione, avendo prima chiesto le carte dell’inchiesta, poi chiedendo che l’ex sindaco faccia chiarezza mercoledì, quando verrà interrogato dai pm che gli contestano le accuse.

Ma per quanto Ricci si sforzi di mostrarsi sereno, dichiari di aver fiducia nella magistratura e si lava le mani da eventuale colpe dei suoi collaboratori dei quali ha ammesso di essersi fidato «ciecamente», è il leader pentastellato ad avere il coltello dalla parte del manico, essendo il suo sostegno decisivo per la candidatura dell’europarlamentare dem contro il presidente uscente di FdI, Francesco Acquaroli.

Per questo Conte sembra agire nell’ombra, pronto ad approfittare del primo passo falso dell’ex sindaco per impallinarlo e abbandonarlo in piena corsa. Che potrebbe anche non essere quel che esattamente vuole Conte, ma far restare tutta la coalizione, e in primis il Pd, sulle spine gli serve anche per alzare la posta altrove, e cioè in Campania e in Toscana, altre due partite decisive nella tornata di Regionali d’autunno.

«Penso che la procura stia facendo il suo dovere e sono sempre più fiducioso nel lavoro dei magistrati, non credo alle accuse di giustizia ad orologeria, ma sono rimasto sorpreso perché tutto avviene il giorno dopo la proclamazione delle elezioni, su una vicenda che è sui giornali da un anno che riguarda piccoli lavori pubblici legati alla realizzazione del casco di Valentino e ai murales fatti in città - ha ribadito ieri Ricci - I Cinquestelle hanno giustamente chiesto di vedere le carte, cosa che ho fatto. Ho spiegato le mie ragioni. Non credo di dover prendere lezioni di onestà da parte di nessuno, su questi temi abbiamo gli stessi valori. In quindici anni di attività politica non ho mai avuto problemi».

Il candidato presidente dunque non solo non vuole cedere di fronte alle accuse dei magistrati ma non accetta nemmeno che sia il M5S a dettare la linea, anche se di fatto è quel che sta accadendo. Nel mezzo il Pd prende tempo, il responsabile Organizzazione Igor Taruffi ha confermato il sostegno a Ricci ma tiepidamente, Schlein sente l’ex primo cittadino quasi tutti i giorni e non vorrebbe essere costretta a cambiare cavallo in corsa, essendo la partita contro Acquaroli del tutto aperta.

«Spero che il Pd non si faccia sovrastare dal giustizialismo a giorni alterni dei 5 Stelle - ha detto il leader di Iv Matteo Renzi, strigliando i dem a non farsi mettere i piedi in testa da Conte - I 5 Stelle su questi temi non cambiano mai. O meglio: cambiano solo quando rimangono loro impigliati nelle reti della giustizia. Mi colpisce il fatto che chiedano le dimissioni di Sala o il passo indietro di Ricci, perché indagati, ma al loro interno hanno deputati come Chiara Appendino che è stata condannata in via definitiva dalla Cassazione».

Decisamente più tranchant il segretario di Azione Carlo Calenda, che condividendo sui social un articolo del Foglio in cui si spiegavano i rapporti di forza tra Pd e M5S ha aggiunto la didascalia «come vi siete ridotti», con chiaro riferimento ai dem. Di certo la tentazione tra i contiani di mollare Ricci è viva, soprattutto perché in questo momento i dem non sarebbero in grado di rispondere con la stessa medaglia, ad esempio, in Campania. Lì infatti il M5S gode di un consenso più ampio della media nazionale e l’ex presidente della Camera Roberto Fico è a un passo dall’essere incoronato come candidato del campo largo. Anche il suo più acerrimo nemico, l’attuale presidente Vincenzo De Luca, sembra aver tirato i remi in barca di fronte alla possibilità di avere suoi nomi forti in lista, così da avere un peso politico decisivo nel futuro Consiglio regionale.

Conte, De Luca e Schlein torneranno a incontrarsi nei prossimi giorni per definire i dettagli dell’alleanza prima del definitivo via libera a Fico, ma chissà che il caso Ricci e quel che ne conseguirà nei prossimi giorni non possa cambiare le carte in tavola. Diverso è il discorso per la Toscana, dove il peso politico dei contiani è inferiori e il Pd potrebbe anche decidere di farne a meno in coalizione. Ma Conte è stato chiaro con Schlein: il sostegno al presidente uscente Eugenio Giani arriverà soltanto con una visione programmatica coerente con quella pentastellata, con conseguente ingresso in maggioranza del M5S, all’opposizione nei cinque anni di primo mandato targato Giani.