Doveva essere la conferenza stampa sul piano carceri approvato in Consiglio dei ministri, ma si è trasformata in un assolo politico-giudiziario del ministro della Giustizia.

Carlo Nordio arriva a Palazzo Chigi sull’onda dell’entusiasmo per l’approvazione al Senato del ddl costituzionale sulla separazione delle carriere, una delle sue battaglie storiche, e decide di togliersi qualche sassolino. Parte da Milano, dal caso che ha coinvolto il sindaco Beppe Sala. «Dimissioni? Per l’amor del cielo. Guai se l’iscrizione nel registro degli indagati bastasse a far pensare a un passo indietro: significherebbe consegnarsi alle toghe».

La linea è netta: il garantismo non è una concessione, ma un principio. E il parallelo scatta immediato. «È una porcheria che notizie riservate escano sui giornali. È accaduto trent’anni fa con Berlusconi, accade ora con Sala, e nel frattempo a centinaia di altre persone». Nordio non fa sconti: a finire nel mirino è il sistema delle fughe di notizie, più che i cronisti. «Mai colpa del giornalista, ma di chi le fa trapelare. Serve una revisione del segreto istruttorio e della responsabilità di chi non vigila abbastanza».

Poi vira sul caso Almasri, diventato terreno di scontro con Matteo Renzi. In Senato, il leader di Italia Viva lo ha incalzato accusandolo di aver mentito sul ruolo della sua capo di gabinetto Bartolozzi: «Se ha mentito, si dimetta. Se non ha mentito, la cacci». Un attacco frontale. E personale.

La risposta del Guardasigilli non si fa attendere: «Quella di Renzi è stata una caduta di stile. Io sono indagato dalla Procura di Roma, e l’indagine è coperta da segreto. Mi stupisce che si venga a chiedere a un indagato di parlare pubblicamente di fatti riservati». Da ex magistrato, più che da ministro, Nordio ribadisce il concetto: «Non posso parlare, e trovo singolare che un ex presidente del Consiglio finga di non capirlo». Poi l’affondo sarcastico: «Renzi ha detto che sono il ministro più colto e che sarei dovuto andare alla Cultura invece che alla Giustizia. Diciamo che ha attenuato una critica che non vale nemmeno la pena commentare».

Infine, la questione relativa a Raffaele Piccirillo, sostituto procuratore generale in Cassazione, che in un'intervista aveva dato la propria opinione proprio sulla vicenda Almasri, nella quale il ministro è indagato per favoreggiamento e omissione d'atti d'ufficio. Per Nordio è «scandaloso che sia stato difeso da alcuni magistrati e peggio mi sento che il Csm abbia aperto una pratica a sua tutela».

Non solo carceri, insomma. Anzi. La conferenza stampa si è trasformata in una dichiarazione d’intenti: Nordio rivendica autonomia, rilancia il suo profilo politico e invia un segnale a 360 gradi. Alla magistratura che considera invasiva, forse a chi nel governo ne vorrebbe un profilo più tecnico, e a chi – come Renzi – continua a evocare dimissioni o commissariamenti interni.