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Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio in occasione delle interrogazioni a risposta immediata durante lo svolgimento del question time in Senato a Roma, Giovedì 10 Luglio 2025 (foto Mauro Scrobogna / LaPresse) Minister of Justice Carlo Nordio on the occasion of the immediate response questions during question time in the Senate in Rome, Thursday, July 10 2025 (Photo by Mauro Scrobogna / LaPresse)
«Riforma epocale, giornata storica, sogno di Silvio Berlusconi»: sono solo alcune delle espressioni pronunciate ieri nell’Aula del Senato che ha approvato con 106 voti a favore (FI, Lega, Fd’I, Nm, Azione), 61 contrari (Pd, Avs, M5S) e 11 astensioni (Italia viva) la riforma costituzionale della separazione delle carriere, alla presenza del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Al termine della votazione le opposizioni hanno messo in atto una protesta, mostrando la copertina della Costituzione italiana a testa in giù e gridando «vergogna, vergogna».
Si conclude dunque la prima fase di deliberazione, considerato che il ddl era già passato alla Camera lo scorso gennaio. In autunno il provvedimento tornerà a Montecitorio e poi di nuovo nell’Aula di Palazzo Madama. Tuttavia non saranno più possibili modifiche emendative. Quindi i prossimi passaggi saranno una semplice timbratura che la maggioranza spera di ottenere prima dell’inizio della discussione sulla legge di bilancio, per poi indire il referendum entro la fine della primavera del 2026. «Sono molto soddisfatto, perché ho realizzato una mia aspirazione: dal 1995, quando ho scritto il primo libro sulla giustizia da magistrato, ci credevo fermamente», ha detto il Guardasigilli.
A rivendicare il risultato anche la premier Giorgia Meloni, per cui l’approvazione «segna un passo importante verso un impegno che avevamo preso con gli italiani e che stiamo portando avanti con decisione». Forza Italia ha dedicato, ça va sans dire, l’approvazione della riforma a Silvio Berlusconi. Il capogruppo azzurro in Commissione giustizia, Pierantonio Zanettin, parlando da quello che fu lo scranno del Cavaliere, ha ricordato quando «Berlusconi, parlandoci, evocava un pm che dava dal lei anziché del tu al giudice, bussava e gli chiedeva appuntamento con lo stesso rispetto e la stessa deferenza dell’avvocato difensore. Quel sogno oggi si trasforma in realtà. E il nostro presidente, dall’alto dei cieli, credo sorrida e guardi soddisfatto il lavoro dei suoi allievi. Vogliamo liberare la magistratura dal condizionamento asfissiante e mortificato delle correnti, che tanti guasti e distorsioni ha creato». «Non vi può essere piena terzietà del giudice se giudici e pubblici ministeri continuano a condividere nello stesso organo di autogoverno reciprocamente gli uni nei confronti degli altri ogni decisione in ordine agli incarichi direttivi, all’avanzamento di carriera, all’assegnazione di sede, ai trasferimenti, ai procedimenti disciplinari», ha aggiunto in Aula il senatore di Fd’I Alberto Balboni. «Oggi è una giornata che resterà nella storia. Il cammino verso una giustizia più giusta, che la Lega ha intrapreso sin dai referendum, è a un passo dal traguardo.
L’approvazione al Senato della riforma della giustizia garantirà parità fra tutte le parti coinvolte in un processo e renderà effettiva l’autonomia della magistratura dalle distorsioni correntizie, anche grazie all’istituzione dell’Alta corte. Ora procediamo spediti, l’Italia lo merita», ha aggiunto il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari. A favore pure Mariastella Gelmini, senatrice di Noi Moderati: «Siamo qui per compiere un atto importante e storico, ma non è un voto né eversivo né rivoluzionario. Questa riforma non scende da Marte, è un atto dovuto da quando è stato introdotto il processo accusatorio». Per Carlo Calenda (Az), la riforma è necessaria perché «non c’è una vera indipendenza tra politica e magistratura». Matteo Renzi, astenendosi, si è detto «favorevole» alla separazione, ma «non ad una riforma che è poco più di una bandierina» e che «non risolve nessuno dei problemi della giustizia». Il senatore è poi andato all’attacco: «Dite che volete ridare centralità alla politica, ma avete fatto scrivere la riforma dai magistrati negli uffici legislativi, vidimata poi dal magistrato e sottosegretario Mantovano, e impedite pure ai parlamentari, anche di maggioranza, di mettere bocca».
Critica invece la senatrice dem Anna Rossomando: «È chiaro da mesi che la tanto decantata dalla maggioranza riforma della separazione delle carriere, in realtà, sottende tutt’altro. Il vero obiettivo del centrodestra è un altro, la magistratura a cui si assesta un colpo individuando nel Csm il target, delegittimandolo e colpendolo nella sua autorevolezza. Le ormai quotidiane dichiarazioni di esponenti di governo contro singole sentenze o indagini sono il corollario di una visione che vede nel potere giudiziario un avversario».
Secondo il presidente del Cnf, Francesco Greco, «il voto finale rappresenta un passaggio fondamentale nel percorso di riforma della giustizia. È un’occasione per rafforzare le garanzie del giusto processo, attraverso una più chiara distinzione dei ruoli tra accusa, difesa e giudice terzo. Si tratta di un principio già presente nella nostra Costituzione, che oggi può trovare una più piena attuazione. Chi agita il timore di un attacco all’autonomia della magistratura – ha aggiunto il vertice dell’avvocatura istituzionale - ignora un dato di fatto: l’articolo 104 della Costituzione, che sancisce l’indipendenza della magistratura da ogni altro potere, non viene modificato. E se mai, in futuro, dovesse succedere, l’avvocatura sarebbe la prima a scendere in piazza al fianco della magistratura. Perché un pm libero da ogni condizionamento è una garanzia anche per la difesa: senza questa libertà, verrebbe meno il nostro stesso ruolo di avvocati».
Non è mancata ovviamente una nota dell’Anm: «La riforma costituzionale approvata oggi toglierà garanzie ai cittadini, questa è la nostra principale preoccupazione. Ed è chiaro che l’intento di questa riforma sia quello di avere una magistratura addomesticata e subalterna, che rinunci al proprio compito di controllo di legalità».