«Nessuna critica, zero. La lega sostiene convintamente il provvedimento Nordio». E nemmeno le stoccate del ministro della Giustizia contro i magistrati dell’Anm, accusati di interferenze e delegittimati nel loro ruolo di interlocutori, rappresentano un problema per il Carroccio. A dirlo, al Dubbio, è Giulia Bongiorno, che assieme ai colleghi di maggioranza prova a ricompattare il governo attorno al Guardasigilli, finito nel fuoco incrociato degli attacchi delle opposizioni e della magistratura dopo aver ottenuto l’ok del Consiglio dei ministri sulla fase 1 della riforma della Giustizia. Che oggi arriverà alla Camera, dove «il Parlamento, nella sua sovranità, deciderà come procedere», ha sottolineato Carlo Nordio a margine di un convegno alla Milano Luiss Hub.

Nessuna fibrillazione all’interno della maggioranza, dunque, e nessuna telefonata da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, preoccupata, secondo i giornali, del clima di tensione generato dal suo ministro: «Guardate le dichiarazioni, non i retroscena», dice ancora seccamente la presidente della Commissione Giustizia al Senato. Un clima sereno, come conferma dalle parti di Fratelli d’Italia un esponente di primo piano, mentre a chiudere il cerchio ci pensa il viceministro forzista Francesco Paolo Sisto: «Quella di Nordio con l'Anm è stata più una legittima difesa che un attacco. Si discute, si dibatte, ci si confronta, ma poi bisogna decidere. E a decidere è il Parlamento - ha detto a Radio 24 -. Quando il ddl è stato approvato in Consiglio dei ministri, mi risulta ci sia stata l'unanimità e un applauso. I retroscenisti fanno il loro mestiere, ma i fatti dicono che il governo è compatto intorno ad un provvedimento che ha un solo obiettivo: pensare al Paese reale e non all'intellighenzia che vuole imporre la propria visione talvolta astratta e spesso autoreferenziale».

Poi le parole contro il sindacato delle toghe: «Eravamo stati abituati, nei decenni precedenti, ad un'Anm molto invasiva, che pretendeva di decidere e spesso decideva toni e contenuti dei processi normativi - ha aggiunto Sisto -. Ora, con il massimo rispetto istituzionale, l'associazione è stata, in linea con quanto ha detto il Presidente Mattarella, riportata nel proprio legittimo alveo. L'articolo 101 della Costituzione dice, non casualmente, che i magistrati sono soggetti soltanto alla legge, e così non può che essere».

Lo scontro con l’Anm sembra dunque destinato a crescere. Anche perché Nordio ha dichiarato in maniera chiara di avere un unico interlocutore in materia di riforme tra le fila della magistratura: il Csm. Ed è proprio a Palazzo dei Marescialli, come confermato dal vicepresidente Fabio Pinelli, che il Guardasigilli si rivolgerà presto per avere un parere sul testo, «nell'ambito dei rapporti di leale collaborazione istituzionale», non appena ultimati «gli adempimenti formali». Ma il lavoro di Nordio a via Arenula non è affatto finito e nuovi scontri con le toghe sono già prevedibili: come già dichiarato in Parlamento, l’intenzione è quella di mettere mano pesantemente

alla materia delle intercettazioni, con un tetto alle spese di ciascuna procura che eviti gli «sprechi» e gli «abusi». Ma non solo: l’obiettivo è limitare gli ascolti ai soli reati di mafia e terrorismo e imporre una stretta anche all’uso dei trojan. Un’intenzione che ha suscitato l’allarmismo delle opposizioni, secondo cui si farebbe un regalo alle mafie, ma che il ministro ha confermato ieri ad Agorà: «Interverremo per attuare completamente l'articolo 15 della Costituzione che afferma la libertà e la segretezza delle conversazioni. In questo momento siamo intervenuti parzialmente per tutelare il terzo, cioè la persona che viene citata nelle conversazioni di altri. Ma successivamente - ha sottolineato - interverremo anche per tutelare la dignità e la libertà delle persone che parlano e devono parlare fra di loro in riservatezza, perché la riservatezza è l'altro lato della libertà. Naturalmente senza compromettere le indagini per i grandi crimini della delinquenza organizzata».

Tema di scontro, con le opposizioni, è anche l’abolizione dell’abuso d’ufficio, destinata, secondo la segretaria dem Elly Schlein, «ad aprire la strada a conseguenze peggiori». Un timore confermato anche da Gian Luigi Gatta, consigliere giuridico dell’ex ministra Marta Cartabia, secondo cui l'abrogazione dell'abuso d'ufficio lascia «intollerabili e irragionevoli vuoti di tutela», come quello, individuato dalla Cassazione, che riguarda i casi di chi ' turba' i concorsi pubblici, ha scritto sulla rivista “Sistema penale”. Ma sul punto anche il sottosegretario meloniano Andrea Delmastro Delle Vedove è categorico: «Interloquiremo con l’Europa e spiegheremo che nella battaglia contro la corruzione l’asticella del nostro codice è una delle più alte, non c’è altro Paese che ce l’abbia alta come la nostra - ha dichiarato a Repubblica -. Ma l’abuso è un reato definito “sussidiario”, e io lo contesto proprio per questo, per non parlare del rapporto impietoso tra imputazioni e condanne da cui nasce la paura della firma. Già in tempi normali, ma soprattutto con il Pnrr, l’Italia non se lo può permettere». Il tema vero, ha aggiunto, «è che noi stiamo facendo una riforma liberale del diritto penale che non depriva i magistrati di alcun potere d’indagine, ma conferisce diritti in più al cittadino presunto innocente. Siamo disposti a dialogare con tutti, ma siamo orgogliosi della nostra proposta».