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IMAGOECONOMICA
Alla fine ci voleva il commissario Montalbano per mettere d'accordo tutto il centrosinistra. Non Elly Schlein, che da mesi fatica a ricucire i brandelli del Campo Largo, né Nicola Fratoianni, né Carlo Calenda, né tantomeno Giuseppe Conte, ma Zingaretti. Non l'ex-segretario dem Nicola, bensì suo fratello Luca, alias il più celebre commissario della fiction italiana, in vacanza a Fiumicino nei panni – questa volta – del cittadino esasperato.
E' bastato un video, una denuncia indignata e molto condivisa sui social, e l'effetto domino si è compiuto: tutti uniti contro il ministro del Made in Italy Adolfo Urso e la moglie che, scortata e accompagnata dalla scorta, ha saltato la fila al check-in. Il video dell'attore, che ha segnalato con toni civili ma determinati il presunto privilegio, ha acceso i riflettori su una dinamica che sa di vecchia Italia: quella in cui la casta passa davanti agli altri con disinvoltura, magari mentre qualcuno dietro sbuffa con la carta d'identità in mano.
Il fatto, apparentemente minore, ha avuto però un pregio non trascurabile: ha resuscitato l’opposizione, persino con toni coordinati. Carlo Calenda ha parlato di «cafonaggine e prepotenza», evocando la sua esperienza da ex ministro con scorta: «mia moglie ha usato l'auto di servizio due volte in cinque anni». Luigi Marattin, con finezza, ha bollato la difesa di Urso come «un mucchio di sciocchezze». Angelo Bonelli ha alzato la posta: «uso improprio dei mezzi dello Stato». I Cinque Stelle hanno chiesto ironicamente: «Fratelli d’Italia farà ora un esposto come fece contro Conte?». E Renzi, che come al solito ha un'agenda tutta sua, ha colto la palla al balzo per dire che Urso andrebbe mandato a casa comunque, anche prescindendo dalla fila e dalla valigia portata galantemente alla moglie.
Dal canto suo, il ministro ha provato a mettere pezze un po’ ovunque: ha spiegato di aver semplicemente accompagnato moglie e figlio in aeroporto prima di un importante incontro sull’Ilva, di non essersi accorto di nulla perché era «al telefono» e – dettaglio rivelato con puntiglio – stava anche portando la valigia della consorte. E quando la questione non sembrava potersi gonfiare più di così, ha fatto sapere di aver ricevuto una lettera minatoria con due proiettili, in cui, nell'ottobre del 2023, si minacciava la moglie a causa della sua attività ministeriale. Una rivelazione seria, certo, ma che ha finito per alimentare il cortocircuito comunicativo: dalla fila all’Ilva, dalle scorte alle minacce, in un flusso che sembra più una super puntata di Report che un caso da risolvere con due scuse e un "non succederà più".
Intanto Zingaretti – quello che non sta a Sttasburgo – incassa like, commenti e gratitudine trasversale. Perché un'azione semplice, indignata e diretta, ha centrato un nervo scoperto di questo governo, e ha ottenuto l’unico risultato che Schlein insegue da mesi: una reazione unitaria. Non su politiche industriali, né su migranti o alleanze europee. Ma su una fila saltata all’aeroporto. Il paradosso è servito: a unire ciò che la politica divide, ci ha pensato un attore. E a dividere ciò che dovrebbe unire, ci penseranno, come sempre, le solite alchimie per le Regionali. Elly Schlein, nel frattempo, continua a inseguire Conte cercando la quadra prima di tutto all'interno del suo partito, in incontri-fiume (letteralmente: l’ultimo con il governatore toscano Giani è durato quattro ore).
Ma mentre lei cerca il compromesso col lanternino, Montalbano il giustiziere ha già trovato la formula: basta indignarsi al momento giusto, e i progressisti si svegliano di colpo. Forse non è politica, ma è già qualcosa. E se servisse una prova ulteriore che i fantasmi della casta sono ancora lì, pronti a risvegliare gli istinti dell'opinione pubblica, basta guardare a Montecitorio. Proprio oggi, infatti, la Camera è chiamata a decidere su una questione che sa di ritorno a qualche anno fa: la reintroduzione del vecchio assegno pieno per i vitalizi degli ex parlamentari. Una scadenza che ha risvegliato il vecchio animo grillino di Giuseppe Conte, che ha sdoganato il terzo mandato per i suoi ma è pronto a cavalcare l’onda della moralizzazione politica con un tempismo perfetto.
Il leader M5s si è subito allineato al Pd per un nuovo fronte comune contro i privilegi della politica, dando l’illusione – almeno per qualche ora – di un’alleanza finalmente possibile. Magari fragile, magari solo emotiva. Non è ancora il Campo Largo, ma con Montalbano e i vitalizi, il centrosinistra ha ritrovato almeno un riflesso condizionato: l’indignazione condivisa e la ricerca dell'empatia con la “gente”.