Lungi da chi scrive paragonare la segretaria del Pd, Elly Schlein, a Nostro Signore, ma quella che sta affrontando in questi giorni la leader dem è una vera e propria via crucis, in vista della scelta sulle candidature alle prossime Europee.

Per la conclusione delle liste c’è ancora tempo ( scadenza il primo maggio), ma non passa giorno in cui uno dei tanti nomi che si fanno per riempire le caselle dem non venga bruciato, chi per le prproprie posizioni su determinate questioni, a partire dalla guerra in Ucraina, chi perché «improponibile» per una fetta consistente del partito.

In ordine di tempo, gli ultimi a essere finiti sotto la lente d’ingrandimento dell’area che fa capo al presidente del partito Stefano Bonaccini ( anch’egli pronto a candidarsi, ma solo a certe condizioni) sono l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e niente meno che Ilaria Salis, il cui nome ha acquisito peso nelle gararchie sulle liste del Pd dopo l’ennesima dimostrazione di forza da parte dell’Ungheria, che l’ha portata di nuovo in catene in tribunale all’udienza di giovedì.

Al momento la candidatura di Salis «è un’indiscrezione giornalistica», ha detto ieri l’ex presidente della Camera e presidente della Commissione per i diritti Umani, Laura Boldrini ( presentein Aula giovedì assieme ad altri parlamentari di Pd, M5S, Avs e Iv). Ma il suo nome è stato portato in Direzione dalla stessa segretaria, che vorrebbe proporlo per aumentare la pressione, anche mediatica, su Viktor Orban e indirettamente su Giorgia Meloni, che probabilmente sfiderà direttamente Schlein alle urne. La candidatura di entrambe è infatti sempre più probabile, il che darebbe via a un domino che coinvolgerebbe con ogni probabilità anche il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, e quello di Azione, Carlo Calenda.

Ma se la candidatura della ragazza ancora detenuta preventivamente in Ungheria è oggettivamente complicata, più forte è il nome di Tarquinio, in questo tuttavia osteggiato direttamente dalla corrente dell’ex presidente dell’Emilia- Romagna.

«Io non ho né l’autorità né la propensione individuale a porre o mettere veti sulle persone - ha detto l’esponente dem e presidente del Copasir - Ho invece l’interesse a far sì che il nostro partito, pur nel rispetto del pluralismo che è una ricchezza, mantenga una linea chiara e intellegibile sull’Ucraina, che è in questo momento la questione delle questioni e non ammette spazi per ambiguità». Il riferimento è chiaro e interessa lo stesso Tarquinio, che da direttore di Avvenire prima e da commentatore poi si è espresso più volte contro l’invio di armi all’Ucraina.

Da un lato, a Schlein un nome quello di Tarquinio far comodo per provare a prendere voti in quella parte di opinione pubblica che in questo momento, sull’Ucraina, è più vicina alle posizioni del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, di Avs di Fratoianni e Bonelli e perfino della lista creata ad hoc per le Europee da Michele Santoro. Tant’è che queste stesse formazioni hanno chiesto a Tarquinio una candidatura, ma lui ha preferito la proposta dem. Dall’altro lato, tuttavia, schierare il giornalista farebbe esplodere un conflitto interno che le tre ore e mezzo di faccia a faccia tra la segretaria e il presidente del partito giovedì al Nazareno, con tanto di due misere righe di comunicato che parlavano di incontro «positivo» non hanno di certo sopito. Anzi.

Tanto per mettere benzina sul fuoco c’è poi la questione di genere, perché da Pina Picierno a Simona Malpezzi in molte stanno facendo notare alla segretaria. Schlein sta meditando di candidarsi come terza in lista, per non rubare spazi alle capilista, ma così facendo, ha fatto notare Malpezzi, con una personalità della società civile in testa e Schlein terza le donne espressione del partito finirebbero in quinta posizione, con il rischio concreto di non essere rielette.

Se questo dovesse capitare a un’attuale vicepresidente del Parlamento europeo, come è Picierno, Schlein farebbe molta fatica a tenere unito il partito.

Ieri la delegazione Pd si è riunita a Strasburgo, senza la leader dem, per affrontare «il tema del programma, degli obiettivi raggiunti e ciò su cui vogliamo impegnarci per il futuro». Con una parola d’ordine: «valorizzazione degli uscenti nella posizione della lista per il lavoro svolto, per le battaglie portate avanti e per dare continuità». al lavoro impostato in Europa. A buon intenditor...