Tajani prossimo presidente della Commissione europea? «Il nostro segretario avrebbe tutta l’autorevolezza per ricoprire quel ruolo e sarebbe una buona notizia per l’Italia». A dirlo è Alessandro Cattaneo, deputato forzista che tra un impegno di campagne elettorale e l’altro risponde alle domande del Dubbio sulle prossime elezioni, sulla riforma della giustizia, e sul ruolo che il ministro degli Esteri potrebbe avere nella prossima legislatura europea. «Tajani ha un ruolo di primaria importanza in Italia, che sta svolgendo in maniera autorevole in un momento difficile - prosegue l’esponente azzurro - Quindi abbiamo tutto l’interesse a continuare questo percorso e il tema di un suo eventuale ruolo apicale in Ue non è all’ordine del giorno». Ma, aggiunge, «il suo standing internazionale e il suo ruolo nel Ppe, non da oggi ma da tempo, dicono che avrebbe tutte le carte in regola».

Insomma Cattaneo sa bene che nei corridoi dei palazzi romani la voce si fa sempre più insistente, che il sostegno al bis di Ursula von der Leyen scricchiola all’interno dello stesso Ppe, figuriamoci quanto sarà possibile convogliare sulla presidente uscente una solida maggioranza. Ma dietro di lei ci sono Roberta Metsola, che ha guidato con autorevolezza il Parlamento europeo negli ultimi due anni e mezzo, e lo stesso Tajani, che non si scopre ma, come da regole della diplomazia, preferisce lavorare sottotraccia. Ma il partito, questo è chiaro, non potrebbe che sostenere una sua eventuale discesa in campo.

«Il clima nel partito è positivo, e queste elezioni sono per noi congeniali perché la prospettiva europea è casa nostra e in Europa siamo il partito che incide di più nelle decisioni - prosegue Cattaneo - Stiamo facendo un appello quindi al voto concreto, al voto che serve per avere in Europa qualcuno che su casegreen, auto elettriche, nutriscore e difesa del vino stia nella stanza dei bottoni e faccia gli interessi degli italiani: questa volta più di altre Europee gli italiani stanno capendo che serve credibilità e solidità». Cioè quella “forza rassicurante al centro dell’Europa” come da slogan dei manifesti

azzurri, con Silvio Berlusconi che stringe la mano allo stesso Tajani. Il quale in Europa non manca certo di credibilità, e anche in vista di possibili incarichi ha scelto di metterci la faccia e candidarsi in prima persona. «Se eletto non andrà in Europa, come faranno gli altri, mentre noi sì», ha detto ieri Renzi da Roma. Ma certo se il nome di Tajani dovesse uscire come candidato alla presidenza della Commissione un parere positivo arriverebbe sia delle opposizioni che, ovviamente, dalla maggioranza. E quindi anche dalla Lega, che rischia di subire il sorpasso degli azzurri.

«La sensazione è di una crescita nei consensi ma non ci interesse guardare gli altri - prosegue Cattaneo con la cortesia di proseguire l’intervista tra un impegno elettorale e l’altro Ognuno corre per sé ma i nostri avversari sono Timmermans e un’ideologia green che rischiano di far male alla nostra industria e ai nostri cittadini». Dopodiché tutti di nuovo “amici amici” al governo, anche se negli scorsi giorni gli attriti non sono mancati, a partire dal superbonus. «Sta nelle cose che che durante la campagna elettorale la soglia di tensione reciproca sia un po’ sopra il normale - sminuisce Cattaneo - Ma la verità è che alla fine la quadra la troviamo sempre, ognuno con le sue peculiarità: Salvini vuole il condono, Meloni ha le sue priorità e noi difendiamo principi liberali inderogabili, come sulla giustizia.

Ed è proprio la giustizia lo scalpo che Tajani vuol prendersi prima del voto, con la separazione delle carriere in arrivo in uno dei Cdm a ridosso delle Europee. «Credo che i cittadini oggi sappiano che una riforma della giustizia serve e la maggioranza di chi vuole riformare il nostro sistema giudiziario è aumentata nel tempo - ragiona Cattaneo - I miei colleghi che si occupano di questi temi sono persone di altissimo profilo, a partire dal viceministro Sisto, e stiamo lavorando lontano dalle polemiche». Insomma per Forza Italia occorre «abbassare i toni e rimanere nel merito della riforma», senza «guerre tra politica e magistratura». La quale tuttavia sulla separazione delle carriere ha già alzato le barricate. «Per noi la separazione delle carriere è senz’altro fondamentale - ribadisce tuttavia il deputato forzista - e dev’essere fatta all’interno di un quadro più ampio di una giustizia giusta, efficiente e che ci faccia stare al passo dell’Europa, come scritto nel Pnrr».