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ANTONIO TAJANI MINISTRO
«Lei si comporta come uno di quegli influencer prezzolati da Israele». Senato della Repubblica, interno giorno. L’informativa del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è finita da pochi minuti e i senatori iscritti a parlare stanno replicando alle parole del titolare della Farnesina. Prima il leader di Azione Carlo Calenda, poi il responsabile Esteri di Iv, Ivan Scalfarotto. Interventi duri, critici verso Tajani, nei limiti del dibattito parlamentare.
Quando tocca alla pentastellata Alessandra Majorino il clima fino a quel momento piuttosto soporifero della seduta prende tutta un’altra piega. «Perché è venuto a raccontarci favolette? Perché è venuto a farci la propaganda per il governo israeliano? - chiede in un climax ascendente la senatrice - Lei si comporta come uno di quegli influencer prezzolati da Israele». Urla e schiamazzi dai banchi della maggioranza, la presidente di turno e compagna di partito di Tajani, Licia Ronzulli, tenta, a fatica, di riportare la calma. «Non ho insultato nessuno, influencer non è un insulto ma un dato di fatto», si è affrettata a chiare Majorino.
A stretto giro, la replica di Ronzulli: «Lei ha usato la parola prezzolato, vuol dire pagato da altri, si assume la responsabilità di quello che ha detto nel caso in cui il ministro Tajani vorrà adire le vie legali». La risposta del segretario di Fi non si fa attendere. «Prezzolato significa essere corrotto da uno stato estero per compiere atti contrari al mio dovere di ministro e questo è inaccettabile - spiega Tajani - Indicare al pubblico ludibrio il ministro degli Esteri con accuse false e non documentate è inaccettabile». Poi però il clima si scalda e i toni si alzano.
«Io mi auguro che il Movimento Cinque Stelle attraverso il suo leader prenda le distanze da questa affermazione, al mio onore e alla mia dignità ci tengo e nessuno può permettersi di calpestarla» perché «essere indicato in questo momento come un influencer pagato da Israele di fronte all’opinione pubblica in diretta televisiva è veramente inaccettabile ed è anche molto, molto grave». Subito partono le dichiarazioni di solidarietà a Tajani da parte della maggioranza, e anche da Azione, mentre i pentastellati si affrettano a ridimensionare l’episodio parlando di «incomprensione» e di «parallelo» che non faceva riferimento direttamente al ministro. Ma tant’è.
Gli altri interventi scorrono veloci e subito dopo il titolare della Farnesina si presenta alla Camera, dove ripete il discorso appena pronunciato in Senato. Critica Israele per quanto sta accadendo a Gaza, «una tragedia, una ferita aperta sempre più inaccettabile». Spiega che il governo italiano è «fermamente contrario a ogni ipotesi di trasferimento forzato di palestinesi dalla Striscia». Ricorda «le mille persone di cui 181 bambini trasferiti da Gaza all’Italia» e le «tonnellate» di cibo donate attraverso l’iniziativa Food for Gaza. Poi ribadisce il sostegno diplomatico per i 58 italiani a bordo della Global Sumud Flotilla e passa alla questione ucraina, dopo la crisi dei droni in Polonia. «L’attacco al territorio polacco è un fatto gravissimo e inaccettabile, un’offesa alla sicurezza dell’intera area euro-atlantica» parlando di «contraddizioni» rispetto al vertice in Alaska fra Trump e Putin.
Infine conferma il no all’ipotesi di inviare truppe italiane in Ucraina, e qui parte un timido applauso dai banchi della maggioranza, e scandisce che «serve una pace giusta e duratura ma nessuna decisione sul futuro dell’Ucraina potrà essere presa senza l’Ucraina».
Nemmeno il tempo di un salto alla buvette di Montecitorio per commentare le parole di Tajani che dal Senato arriva la notizia della convocazione da parte del presidente Ignazio La Russa di una capigruppo urgente per parlare di quanto accaduto dopo le parole di Majorino. Dalla quale emerge una «condanna politica del linguaggio registrato in Aula, ritenuto inaccettabile».
Nel corso della discussione, durata circa un’ora, si arriva alla condivisione da parte di tutti i gruppi della necessità di avere d’ora in poi un linguaggio condiviso, che sia rispettoso di tutte le posizioni. Dunque nessun ulteriore atto formale, nonostante la condanna “politica”.
Finita così? Affatto, perché parlando con i giornalisti a margine della seduta Tajani fa notare di non aver ricevuto alcuna scusa da parte di esponenti M5S, e men che meno da Conte. «Se dici che sono un influencer prezzolato da Israele, vuol dire che io sono corrotto come ministro da uno Stato straniero per compiere azioni criminose - commenta - Non ho ricevuto nessun messaggio di scuse, io non ho mai usato un linguaggio del genere, in questo momento un linguaggio così violento crea una situazione di odio crescente».