L'evoluzione del protocollo Italia-Albania torna al centro dell'agenda politica dopo il primo vertice intergovernativo Roma–Tirana. Giorgia Meloni, accanto al premier Edi Rama, ribadisce che l’accordo sui flussi migratori “funzionerà”, sottolineando come i rallentamenti degli ultimi due anni siano dipesi da decisioni esterne al governo. La premier mette in evidenza che il pieno utilizzo dei centri di Shengjin e Gjader sarà possibile con l’entrata in vigore del nuovo Patto Ue su migrazione e asilo, destinato a ridefinire i criteri di gestione dei Paesi sicuri.

Meloni critica i blocchi sul protocollo: «Persi due anni senza motivo»

La presidente del Consiglio introduce un tema che considera centrale: le motivazioni che hanno rallentato l’accordo. Pur senza nominarli, il riferimento ai giudici è implicito. Meloni osserva che, se Bangladesh e Tunisia sono stati considerati non sicuri da chi ha bloccato i trasferimenti, oggi la Commissione europea li inserisce nella lista dei Paesi sicuri. Da qui la domanda polemica: «Dove stava la ragione?». La premier parla di responsabilità non sue: «Arriveremo due anni dopo a fare esattamente ciò che avremmo potuto fare due anni prima».

L’incontro ha consolidato ulteriormente i rapporti tra i due governi. Alla presenza delle delegazioni, Meloni e Rama hanno firmato un accordo intergovernativo e altre 15 intese tecniche, che spaziano da energia e difesa fino a sanità, istruzione, industria e investimenti (Cdp, Simest, Sace e Leonardo coinvolte). Rama, accogliendo le critiche europee verso il protocollo, ha marcato la differenza: «Con l’Italia lo rifarei cento volte. Con altri mai».

Il premier albanese si spinge oltre, parlando della volontà dell’Albania di aprire i negoziati di adesione Ue proprio durante la presidenza italiana del Consiglio nel 2028: «Sarebbe la ciliegina sulla torta». Non manca una previsione politica: «Giorgia sarà ancora presidente del Consiglio, vedrete che ho ragione».

Sul fronte interno, Meloni liquida rapidamente le critiche dell’opposizione, sostenendo che l’accordo continua a dividere solo in Italia mentre in Europa diversi Paesi guardano con interesse al modello Roma–Tirana. Secondo la presidente del Consiglio, l’iniziativa è “rivoluzionaria” e rappresenta una possibile via per la gestione dei flussi in ambito europeo. Meloni conferma che servirà ancora tempo per far funzionare completamente i centri albanesi. Tuttavia, l’arrivo del Patto Ue eliminerà – secondo la premier – le basi giuridiche che hanno impedito finora l’operatività dell’accordo.