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«La pace non si declama. La pace si costruisce, si difende, si pratica ogni giorno». Con queste parole la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, ha aperto il suo intervento all’Auditorium del Massimo di Roma, durante l’Assemblea Nazionale che ha concluso la “Maratona per la Pace”. Un’occasione in cui il sindacato ha voluto ribadire il proprio impegno nella difesa della democrazia, dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e, soprattutto, nella promozione di una cultura della pace come fondamento della convivenza civile.
Fumarola ha richiamato il valore della memoria storica, ricordando come la libertà in cui oggi viviamo non sia un dato acquisito, ma il risultato del sacrificio di donne e uomini che, nella Resistenza, si oppressero al nazifascismo impugnando un fucile. «La Liberazione – ha affermato – non fu un dono. Fu una conquista, pagata con la vita da chi scelse di opporsi alla barbarie. È un’eredità che non possiamo dimenticare. Se oggi esistono democrazie libere lo dobbiamo a chi ha avuto il coraggio di combattere». Il richiamo alla Resistenza, dunque, non è retorico: serve a ricordare che la pace non può essere confusa con la passività o con la rinuncia a difendere i principi fondamentali quando essi vengono minacciati.
«La Cisl – ha proseguito Fumarola – resta schierata, con mani e gomiti, nella costruzione di una cultura della pace. Una pace che richiede realismo, pragmatismo, impegno nelle istituzioni e nel sindacalismo internazionale». Il discorso tocca poi un tema centrale: la responsabilità delle parole. In un contesto politico e sociale sempre più polarizzato, Fumarola ha invitato a disinnescare il linguaggio dell’intolleranza, a ritrovare la misura nel confronto, anche nella critica. «Il disprezzo – ha ammonito – è il primo passo verso la violenza. Se vogliamo che la cultura della pace pervada la società, dobbiamo partire dai luoghi in cui viviamo: le scuole, i posti di lavoro, le comunità e i territori».
Lo sguardo della leader sindacale si è poi spostato sull’Europa, definita «uno spazio unico di pace e progresso sociale», che però oggi appare fragile e incerta. «Siamo davanti a un bivio: costruire un continente integrato e autonomo, oppure assistere alla sua disgregazione». Servono, secondo Fumarola, nuovi strumenti federali, una capacità fiscale condivisa, una difesa comune. Il vincolo dell’unanimità è giudicato un ostacolo che paralizza le decisioni: per questo la “formula dei volenterosi” – cioè la cooperazione rafforzata tra Paesi che vogliono andare avanti – viene indicata come strada possibile.
Il riferimento ai conflitti internazionali è diretto. «Viviamo un tempo segnato dalla crescita delle guerre, dalla violazione dei diritti umani, dall’aggressione di regimi autoritari. Dopo il 24 febbraio 2022 – ha ricordato – l’Europa è stata bruscamente svegliata dall’invasione russa dell’Ucraina. Ma la risposta del mondo libero è stata troppo spesso tiepida, quando non colpevolmente silenziosa». Per Fumarola, le democrazie liberali devono tornare a essere protagoniste, superando l’illusione che la pace internazionale si possa garantire senza un ordine fondato sul diritto e sul rispetto reciproco. «La storia ci insegna – ha detto – che la democrazia non si esporta con le bombe, ma ci insegna anche che arrendersi all’aggressore significa esserne complici. Il pacifismo vero non resta immobile».
Da qui il pieno sostegno della Cisl all’Ucraina: «Kiev è martellata da bombardamenti feroci, eppure non sentiamo la stessa indignazione che abbiamo visto per Gaza. In Ucraina non è in gioco solo la libertà di un popolo, ma quella dell’intera Europa. Noi saremo sempre al fianco del popolo ucraino per una pace giusta e duratura».
Sul conflitto in Medio Oriente, Fumarola ha parlato con angoscia e speranza. «La guerra tra Israele e Hamas ha prodotto distruzione e dolore. Ogni fanatismo va combattuto, ogni passo verso la pace va sostenuto». L’accordo tra Israele e Hamas per tregua e scambio di ostaggi viene definito “storico”, ma ancora fragile: «Va rispettato e consolidato, lavorando per garantire sicurezza e libertà a ogni persona». L’unica prospettiva possibile, ha ribadito, resta “due popoli, due Stati”, condannando sia il terrorismo sia «l’estremismo del governo israeliano, che ha provocato migliaia di vittime innocenti».
La segretaria ha poi ricordato altri teatri di conflitto dimenticati – Birmania, Sudan del Sud, Nigeria, Mozambico – e il caso di Alberto Trentini, «prigioniero di una dittatura che non possiamo ignorare». Il sindacato, ha affermato, deve restare presidio di pace e democrazia: «Difendere il lavoro significa difendere dignità e libertà. La pace si costruisce dal basso, accanto ai migranti, ai lavoratori sfruttati, a chi soffre ogni giorno le conseguenze dell’ingiustizia».
Nel finale, Fumarola ha ripreso lo slogan della manifestazione: «Restare umani significa riconoscere nell’altro una ricchezza, non una minaccia. La pace si costruisce anche così». Da qui l’invito a guardare la pace come una maratona collettiva, non come un traguardo statico: «Continuiamo a correre insieme. La maratona non finisce qui. Restiamo umani e costruiamo questa pace un chilometro alla volta. Il traguardo si sposta sempre, ma è proprio questo che ci dà la forza per andare avanti».


