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Tra le doti di Mario Draghi c'è senza dubbio la chiarezza. Rispetto ai politici maestri d'equilibrismo verbale, ma anche a un non politico però estremamente prudente come il suo predecessore, il premier ha il pregio di parlare poco ma in modo chiaro. Tanto più stupefacente è dunque apparso il suo commento alla svolta del presidente americano Biden a favore della sospensione dei brevetti sui vaccini anti Covid. Un commento breve e sibillino, nel quale i brevetti non erano neppure citati e il premier parlava solo dell'importanza di aumentare la produzione di vaccini, garantendone la sicurezza. Unica, cauta concessione , l'indicazione dei vaccini come “bene comune globale”. La reticenza di Draghi era resa ancor più strana e inusuale dal pronunciamento del Parlamento, che in diverse occasioni ha votato odg che impegnerebbero il governo italiano a insistere perché l'intera Ue assuma quella posizione ben prima che diventasse quella dell'amministrazione Usa. Suonavano dunque inspiegabili la palese esitazione e la vistosa reticenza del premier. A quel punto il presidente Macron si era già espresso con entusiasmo a favore della sospensione dei brevetti, la presidente della commissione europea von der Leyen idem anche se con maggior prudenza del francese e la cancelliera tedesca Merkel non si era ancora schierata, come ha fatto qualche ora dopo l'uscita di Draghi, apertamente contro la proposta Biden. È possibile che Draghi fosse già al corrente della linea che avrebbe adottato Angela Merkel. E che fosse da subito consapevole di come la vicenda avrebbe incrociato calcoli che con il contrasto alla pandemia c'entrano poco: la resistenza strenua della Germania al tentativo americano di declinare il ricostituito asse atlantico in una versione che vede l'Europa subordinata alle scelte di Washington. È anche possibile che abbia tenuto conto delle spinte confliggenti all'interno della sua maggioranza, nella quale la Lega, pur senza prendere apertamente una drastica posizione contraria, è piuttosto ostile mentre LeU, M5S e buona parte del Pd insistono da mesi perché l'Italia si faccia capofila del fronte favorevole alla sospensione dei brevetti. Di fatto, comunque, l'Italia non ha spalleggiato la Francia, la Germania sia è schierata contro la sospensione mettendo in campo tutto il suo notevole peso e oggi pomeriggio la posizione dell'intera Ue sembrava destinata ad adeguarsi a quella tedesca. Nulla di definito e nessuna decisione se non quella di non decidere. Tanto c'è tempo: “Negoziati di questo tipo richiedono anni”. Parlare di anni, nella situazione data, equivale a prendere una decisione precisa travestendola da non decisione. Non è detto però che le circostanze permettano all'Europa di nascondersi dietro una di quelle trincee un po' ipocrite, come era uso prima della pandemia. Attualmente il 4,4% della popolazione dei Paesi poveri è stata vaccinata. Vuol dire semplicemente che la strategia europea, che sulla carta consisterebbe nel sostenere quei Paesi finanziandone la vaccinazione e dunque senza bisogno di appoggiare la richiesta di sospensione dei brevetti avanzata da Sudafrica, India e da altri 100 Paesi, non sta funzionando. Vuol dire anche che il rischio che il virus, dove circola in libertà, cambi sino a essere impermeabile agli attuali vaccini è alto e in quel caso la variante non tarderebbe ad arrivare anche nell’Ue. Senza contare l'incognita politica. L'annuncio di Biden è appunto “Solo un annuncio”. Se però il presidente Usa lo trasformerà in iniziativa concreta i Paesi europei dovranno uscire allo scoperto senza “attendere anni”. In sede di Consiglio europeo e poi di fronte al WTO ciascuno dovrà schierarsi con la sospensione dei brevetti o con Big Pharma. Ma per l'ala sinistra del governo Draghi, schierarsi contro la sospensione sarebbe una delle pochissime cose davvero inaccettabili. Per la maggioranza e per il governo sarebbe non una tempesta ma lo tsunami.