L’obiettivo del referendum sulla cittadinanza, uno dei cinque per cui si voterà domenica 8 e lunedì 9 giugno oltre ai quattro che riguardano il mondo del lavoro, è ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza regolare necessari per poter chiedere la cittadinanza italiana.

In primis interessa dunque le persone straniere che con la legge attuale devono aspettare 10 anni per poter chiedere di diventare italiane. Per diventare poi effettivamente cittadini passano in media altri tre anni e mezzo, a causa delle lungaggini burocratiche. Ma può andare anche peggio in casi come quello di un ragazzo nato in Italia da famiglia brasiliana e che ha compiuto 18 anni, può richiedere la cittadinanza ma è disabile al cento per cento, non parla, e il fatto che non possa dichiarare di «voler diventare italiano» fa sì che la sua pratica passi dal Comune alla Prefettura, allungando i tempi previsti anche di 2-3 anni. A denunciare il caso la sorella del ragazzo, Aisha, alla Gazzetta di Modena.

Perché il referendum sia valido serve il quorum così come per i quesiti sul lavoro e in questo caso il referendum è stato proposto da Riccardo Magi, segretario di Più Europa, a cui poi si sono aggiunti diversi altri partiti e associazioni. È stato sostenuto da una massiccia mobilitazione online, con 637mila firme raccolte in poche settimane.

Nel concreto, la proposta consiste nel modificare l’articolo 9 della legge 91 del 1992 con cui si è alzato il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia per poter presentare la domanda di cittadinanza. Il quesito non cambia gli altri requisiti come conoscere l’italiano, avere un reddito stabile e non avere commesso reati. La modifica avrebbe però effetti indiretti anche sui minori, che potrebbero ottenere la cittadinanza trasmessa da almeno un genitore neo italiano.

Chi è a favore del “Sì” sostiene principalmente che l’attesa di 10 anni sia eccessiva e crei discriminazioni per chi già da anni abita e lavora in Italia, oltre che per i figli, mentre chi è contrario sostiene che l’Italia conceda già un numero sufficiente di cittadinanze ogni anno e che ci si dovrebbe concentrare invece sul diminuire la burocrazia per ottenere la cittadinanza una volta richiesta.