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PRESENTATO IL BIGLIETTO DA VISITA DEL NUOVO ESECUTIVO
il colpo di grazia al parlamentarismo Il primo atto del governo: una sorta di Milleproroghe. Così Meloni punta ad accentrare le decisioni a Palazzo Chigi, annunciando anche il ricorso ai dpcm
Iprovvedimenti annunciati da Giorgia Meloni al termine della prima vera riunione del suo governo pongono alcuni seri problemi di merito ma ne pongono altrettanti e altrettanto seri anche di metodo. La decisione di varare per decreto le nuove norme sull'ergastolo ostativo al solo scopo di bloccare la sentenza della Corte Costituzionale annunciando allo stesso tempo, sia pure sotto la formula diplomatica dell' “auspicio” di ulteriori modifiche in fase di conversione del decreto non corrisponde affatto al normale rapporto tra le istituzioni dello Stato. Somiglia piuttosto a una sorta di rimpiattino. È vero che il gioco è stato parzialmente legittimato dalla Corte stessa, che ha allo stesso tempo denunciato i limiti costituzionali della norma ma anche messo in guardia dal rischio di favorire la mafia abolendola, ma il nodo resta aggrovigliato. Il Quirinale stesso, peraltro, subito dopo l'annuncio era estremamente prudente e le voci che filtrano dal Colle parlano di situazione «molto delicata e complicata». Il quadro peggiora drasticamente quando si passa alle norme anti rave. Se per l'ergastolo ostativo si può revocare in dubbio un'urgenza rappresentata dalla necessità di impedire alla Consulta di emettere una sentenza, nel caso del rave è impossibile ravvisare qualsiasi requisito di necessità e urgenza. Non si può in alcun modo affermare che i rave in Italia siano un problema incalzante che necessità di soluzione immediata. Il numero di “feste libere” che si svolgono in Italia non sembra esorbitante. Dopo il caso del rave di massa dell'agosto 2021, che ha dato fuoco alla miccia, ce ne sono stati altri tre, includendo quello bloccato senza sforzo a Modena nei giorni scorsi. Un po' poco per indicare il problema come urgente, tanto più che in Parlamento giace una legge, depositata nel novembre scorso i cui contenuti sembrano identici a quelli che dovrebbero sostanziare il decreto.
Infine il metodo del decreto omnibus è tutt'altro che lineare. Non si tratta certo del primo caso ma resta molto inusuale accorpare in un unico decreto temi così diversi e con profili di urgenza tanto distanti tra loro. È evidente che le camere si troveranno così di fronte a un'inaccettabile “prendere o lasciare”: la stessa scomodissima posizione nella quale è stato posto il M5S alla fine della scorsa legislatura, quando avrebbe dovuto accettare una decisione alla quale era a torto o a ragione contrarissimo, il rigassificatore a Roma, furbescamente infilata in un decreto Aiuti al quale, per il resto, il Movimento di Conte era invece assolutamente favorevole.
Il decreto in questione, peraltro, non è un atto come tanti. È il primo passo del governo, una sorta di presentazione ufficiale dai tratti, come sottolineato dalla stessa premier, fortemente simbolici. È dunque lecito, anzi inevitabile temere che questo governo intenda premere l'acceleratore ancor più a tavoletta dei precedenti sulla strada dello svuotamento sostanziale delle prerogative e del ruolo del Parlamento. Tanto più che nella stessa conferenza stampa Giorgia Meloni ha parlato anche, quasi di sfuggita, della possibilità di procedere con un dpcm. Quello strumento, che aggira non solo il Parlamento ma anche il governo per lasciare la decisionalità solo a palazzo Chigi, era molto problematico anche quando veniva usato contro la pandemia dal governo Conte 2 contro la pandemia. Allora però la natura stessa del problema rendeva eccezionale l'uso dei dpcm. Rispolverarli senza più un'emergenza assoluta e imprevista come era il Covid avrebbe tutt'altro significato. Se il governo procederà nel senso indicato dal suo debutto, sarà il colpo di grazia per un ruolo del Parlamento già agonizzante. A svuotarlo al 90 per cento e forse anche di più della sua ragion d'essere non è stata la destra di FdI ma tutti i governi precedenti, nessuno escluso, con una responsabilità in più, semmai, proprio del Pd. A questo governo spetterà solo il compito di dare l'ultima spintarella. Si può obiettare che questo è precisamente l'obiettivo di una maggioranza che mira a trasformare la Repubblica da parlamentare a presidenziale e in questo, sia chiaro, non c'è nulla di antidemocratico. Purché sia fatto rispettando il corretto percorso e non praticando l'obiettivo.