Sarà che i “cittadini al potere” si sono quasi sempre rivelati peggiori dei politici di professione, sarà che da quando non c’è più Gianroberto Casaleggio è venuto meno il senso stesso di un movimento plasmato in laboratorio, sarà che si è semplicemente rotto le scatole di recitare una parte in cui non crede più. Sarà quel che sarà ma di certo Beppe Grillo, giorno dopo giorno, battuta dopo battuta, smantella un pezzo alla volta i totem della storia pentastellata.

Del resto del M5S, fin dagli albori, lui è sempre stato il megafono, il frontman, non l’ideologo. E così, dopo aver fatto a pezzi la retorica dell’uno vale uno, ora tocca al cuore pulsante dell’illusione dell’orizzontalità finire al macero: il web. Quello che un tempo era definito la «sede» del Movimento 5 Stelle, secondo le prescrizioni del “Non Statuto”, oggi si è trasformato in una gabbia per il fondatore. «Sempre più persone stanno scoprendo che essere offline è diventato un lusso moderno», scrive l’ex comico sui suoi profili social, riscoprendo forse la verve dei primissimi anni 2000, quando, molto prima di conoscere Casaleggio, portava in scena un computer da distruggere a colpi di mazza. Grillo ora invita i lettori a dare un’occhiata a un approfondimento sul tema pubblicato sul suo blog (senza firma), secondo il quale «molti esperimenti vengono condotti utilizzando droni e satelliti per rendere il mondo sempre più connesso» ma «tutta questa connettività non ha migliorato affatto la comunicazione tra le persone. Sembra che più ci scambiamo messaggi, più diventano banali le nostre interazioni».

Il punto, per Grillo, «non è davvero quello di scollegarsi completamente dalla rete, perché non c’è nulla di sbagliato nella tecnologia, il punto è che la maggior parte delle persone non sembra sapere quando fare una pausa» ma «c’è un gruppo crescente di persone che vogliono staccare la spina di tanto in tanto, che scelgono di disconnettersi e sono disposti a pagare un prezzo elevato per questa libertà da Internet». Sembra passato un secolo da quando i grillini cantavano: «C’è un Movimento senza capi né padroni, puoi trovarlo sotto la voce non associazioni, una rete di persone in connessione diretta, siamo il popolo del web in diretta con le webcam». Era il 2013 e questo era il primo inno del M5S.

Dieci anni dopo, il fondatore di quell’organizzazione costruita sui meet-up, forgiata sulla democrazia del click che mandava in streaming persino le consultazioni con Pier Luigi Bersani per formare un governo, ci ripensa e invita gli elettori-utenti a staccare un po’. Obiettivo: disintossicarsi dall’iperconnessione.

«Per questo nel mondo stanno nascendo sempre più hotel “Digital Detox”, senza il wifi.In Brasile c’è una marca di birra che fa pubblicità con un frigorifero che blocca i segnali degli smartphone, così come un bar, sempre in Brasile, che utilizza bicchieri che si reggono solo se posizionati sopra i cellulari, contro i clienti antisociali», scrive Grillo, che prosegue con una sfilza di esempi di disintossicazione, come il Luddite Club, a New York in cui si accede solo se non si fa uso di smartphone e social network. Poi c’è l’app White Spots App che ci aiuta a trovare i luoghi privi di segnale. «Provatela potete scaricarla dal google play store o app store», è l’invito inatteso dell’ex comico. Proprio da questa idea «è stato realizzato un documentario intitolato appunto Offline is the new luxury di Bregtje Van der Haak, che utilizza questa app girando il mondo e incontrando le persone che vogliono mantenere il controllo della loro connessione alla rete digitale», aggiunge il “garante” di regole a cui non crede forse più.

Grillo si riprende definitivamente la libertà di dire quel che pensa davvero, di tornare al suo repertorio senza filtri, superando per sempre una storia politica nei fatti già archiviata da Luigi Di Maio prima e da Giuseppe Conte dopo. Perché, nonostante un’ubriacatura iniziale, «tutta questa connettività non ha migliorato affatto la comunicazione tra le persone». E forse nemmeno la politica italiana.