Dopo aver incassato la sua più grande vittoria politica, con l'approvazione definitiva e la promulgazione del ddl Calderoli sull'autonomia differenziata, il governatore veneto Luca Zaia apre all'interno della Lega un fronte di dibattito che sembrava essere stato archiviato dall'esito di una votazione di qualche mese fa in Consiglio Regionale.

Parole, quelle di Zaia, pronunciate nel corso di un'intervista alla Stampa e che non avranno fatto certo piacere né a Matteo Salvini, né tantomeno a Roberto Vannacci, visto che si riferiscono a temi delicati come i diritti civili, la tutela della comunità Lgbtqi+ e questioni di bioetica, sulle quali entrambi, in campagna elettorale, avevano parlato più che chiaramente. L'elemento che aggiunge scompiglio nel Carroccio è che, per rilanciare il proprio manifesto liberale, Zaia abbia fatto leva sulle parole di Marina Berlusconi, che martedì scorso aveva affermato di essere in sintonia, sui diritti civili, su parte della visione della sinistra. «Marina Berlusconi» , ha detto Zaia, «ha fatto una giusta osservazione. Noi del centrodestra abbiamo una sfida che è quella di non rinnegare assolutamente le nostre origini, ma di essere liberali fino in fondo». «Non può essere prerogativa della sola sinistra», ha proseguito, «la trattazione dei temi etici.

Conosco molti nostri elettori che la pensano in maniera molto libera su aborto o fine vita. Il mio partito nasce con una matrice identitaria, popolare e liberale». «Non dobbiamo decidere noi», ha detto ancora, «se una donna può o non può abortire, e non dobbiamo essere noi a impedire la gestione del fine vita a un malato terminale». A chi gli chiedeva conto delle notorie idee di Vannacci sui gay, Zaia ha tagliato corto affermando che «Vannacci è un indipendente e quindi esprime una posizione indipendente».

Lo scorso gennaio, il consiglio della Regione Veneto aveva messo ai voti una legge sul suicidio medicalmente assistito, appoggiata dal governatore in prima persona, che aveva spaccato la Lega, venendo respinta per un solo voto e per effetto della scelta di una consigliera cattolica del Pd di votare contro. Molti esponenti di primo piano del Carroccio, tra cui Salvini e gli altri governatori Massimiliano Fedriga e Attilio Fontana, avevano lasciato intendere di non essere d'accordo con l'iniziativa di Zaia. Che l'argomento sia divisivo all'interno del partito, lo dimostra le reazione fredda di Fontana alle sue affermazioni: «Condivido che si debba fare chiarezza», ha affermato il governatore lombardo, «che si debba chiarire qual è la nostra direzione. Io ho delle mie idee, per ora c'è sempre stata un po' la libertà di scelta individuale, la scelta morale che ognuno ritiene; dobbiamo forse esprimerci più "chiaramente”. Per ora Salvini e Vannacci non hanno replicato o commentato, nemmeno indirettamente, le parole di Zaia, ma è verosimile che nei prossimi giorni arrivi una messa a punto dai piani alti di via Bellerio.

L'attivismo del governatore, come detto, arriva sull'onda lunga dell'approvazione del ddl Calderoli, ed è opinione comune degli osservatori politici che l'elettorato settentrionale favorevole alla riforma associ quest'ultima a Zaia piuttosto che a Salvini, anche perché tutto il processo che ha portato a questo risultato ha preso il via dal referendum consultivo celebrato in Veneto (assieme alla Lombardia) nel 2017.

La richiesta di una “svolta liberale” della Lega, in un'ottica precongressuale, può dunque essere intesa come un modo per evitare lo scivolamento del partito verso destra, paventata da una parte degli eletti ed emersa nelle numerose critiche lanciate nei confronti della scelta del segretario di mettere Vannacci capolista, anziché degli iscritti al partito. Al di là delle idee personali sul merito della questione diritti dei gay o del fine vita, la “mozione Zaia” per una Lega ancorata alle idee liberali potrebbe essere un approdo per chi ha manifestato perplessità sulla “vannaccizzazione” del partito.

Il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, che certo non può essere tacciato di infedeltà a Salvini ( al pari del presidente dei senatori Massimiliano Romeo e dell'ex-ministro Gian Marco Centinaio, già critici nei confronti del Generale), ieri sera ha affermato che la Lega «è sempre stata un partito con una componente liberale molto forte, si deve parlare di questi argomenti perché non sono solo prerogative della sinistra».