Massimiliano Smeriglio, eurodeputato indipendente eletto nelle liste del Pd, ritiene «un errore grave lasciare i temi del garantismo in mani sbagliate, soprattutto in quelle della destra che fa un’operazione tattica e non culturale» e spiega che firmerà alcuni dei referendum perché «il cittadino italiano che incappa nella giustizia spesso si trova dentro a un inferno e noi questo non possiamo non vederlo e non denunciarlo».

Il segretario del Pd, Enrico Letta, dice che non bisogna votare i quesiti sulla giustizia promossi da Radicali e Lega ma lei lo farà. Perché?

Ho grande rispetto del dibattito e della linea del segretario del Pd ma rimango un indipendente e posso aggiungere che secondo me come sempre stato nella storia dei referendum in Italia, dagli anni 70 a oggi essi sono argomenti che interrogano le coscienze degli individui in maniera personale e radicale. Peraltro Letta ha spiegato che il Pd non è una caserma ed è giusto che ci sia dibattito interno. Non c’è nulla di strano nell’avere idee diverse da quelle del segretario.

Cosa la spinge a firmare per alcuni dei quesiti?

Sono una persona di sinistra legata alla cultura della sinistra dei movimenti e libertaria. Penso che sia un errore grave lasciare i temi del garantismo in mani sbagliate, soprattutto in quelle della destra che fa un’operazione tattica e non culturale. Con tutto il rispetto, è difficile immaginare Salvini con la bandiera libertaria e garantista. Non ci si deve occupare delle condizioni delle carceri italiane solo quando bisogna firmare il quesito sulla carcerazione preventiva, ma occorre farlo sempre. Il sistema carcerario italiano è quasi al collasso e alla fine della fiera spesso in galera ci finiscono solo i poveri cristi che non hanno capacità di difesa adeguata.

Dunque il quesito sulla carcerazione preventiva è uno di quelli che avrà la sua firma?

Esatto. Dobbiamo dare un segnale importante sul sistema giudiziario e penale italiano, che fa acqua da tutte le parti. Abbiamo avuto momenti brillanti e progressisti, penso alla legge Gozzini, ma poi ci siamo fermati. Di carceri, detenuti e condizioni detentive non si occupa più nessuno e quindi è bene che se ne occupi il Parlamento. Ma è anche bene che ci sia dibattito popolare tra le persone e i referendum servono a questo. Per questo lo firmerò.

C’è poi il quesito per l’abrogazione della legge Severino. La convince?

Sì, perché ritengo che sia una legge sbagliata. Costruisce una serie di meccanismi che mettono in seria difficoltà la possibilità di esprimere rappresentanza e anche la libertà di partecipare alla vita politica e istituzionale del paese in ogni ordine e grado. Una persona che volesse candidarsi alla lista x per le amministrative di Roma, per due anni non può avere rapporti con la Pa di Roma solo per il fatto di essersi candidato e non è giusto. Quella legge impedisce la piena partecipazione di tanti soggetti alla vita politica. È una legge figlia della cultura del populismo giustizialista che ha imperversato nella fase furiosa del Movimento 5 Stelle, il quale ora va rivedendo i suoi fondamentali ma i danni fatti sono stati tanti.

Firma anche quello sulla separazione delle carriere dei magistrati?

Sì perché penso che da Tangentopoli in poi si è di fatto determinato uno squilibrio tra magistratura inquirente e giudicante con un ruolo strabordante dei pm. Tantissimi sono bravissime persone ma spesso abbiamo avuto processi spettacolo e persone rovinate per aver ricevuto un avviso di garanzia. In tanti, troppi casi al terzo grado di giudizio molti di questi processi spettacolo hanno avuto esiti differenti dalla narrazione mediatica che ne era stata fatta e quindi credo che ricostruire un equilibrio tra chi giudica e i pm è fondamentale.

Arriviamo a quello sulla responsabilità civile dei magistrati, sul quale giorni fa ha detto di avere dei dubbi. Ha sciolto i nodi?

Sì, e ho deciso che non lo firmerò.

Perché?

Perché il tema della responsabilità di fronte a certi incarichi è un tema vero, tuttavia prevale in me l’idea di non mettere i singoli magistrati di fronte a uno squilibrio di poteri: cioè di fronte al fatto che soggetti collettivi come grandi organizzazioni o grandi personalità possano indurre a giudizi non sereni da parte dei magistrati. Capisco chi lo firma ma alla fine della riflessione sono giunto a questo punto. Non voglio creare situazioni di asimmetria tra soggetti inquisibili ma molto forti dal punto di vista economico e politico e singoli magistrati che potrebbero essere messi in difficoltà.

E quello sulle modifiche al Csm?

Il Csm è una questione estremamente delicata che riguarda meno la vita dei singoli cittadini. C’è sicuramente bisogno di una riforma, tuttavia essendo uno degli organismi collegiali più importanti della Repubblica è bene che ci sia una discussione parlamentare adeguata. Per questo non intendo sostenere il quesito: non perché non veda problemi che sono evidenti ma l’orientamento che mi sta guidando è quello di non leggere il sistema giudiziario in relazione al sistema politico, che è la distorsione presente nell’attuale dibattito. Preferisco dunque che su questo tema sia il Parlamento a esprimersi.

La sua linea è dunque diversa da quella del Pd e contraria, sul tema del garantismo, a quella grillina. Eppure lei spinge per un’alleanza strategica. Perché?

Io difendo un pezzo della mia cultura politica che su questo è molto simile al mondo di chi ha promesso i referendum, cioè i radicali. I quali hanno un approccio garantista contro il giustizialismo populista che ha egemonizzato il dibattito politico nel nostro paese facendo danni piuttosto gravi. Tuttavia il Movimento è dentro un’evoluzione e noi investiamo nella relazione con loro non in termini subalterni ma ingaggiando un dibattito per l’egemonia. Tra i punti valoriali della sinistra democratica c’è il garantismo e questo è un tema ostico da affrontare ma noi siamo pazienti e continueremo a lavorare in questo senso. Alle elezioni politiche mancano ancora due anni e c’è tutto il tempo per lavorare assieme.

Crede che grazie ai referendum si raggiungerà l’obiettivo di una “giustizia giusta”?

I cittadini normali devono poter contare su una giustizia civile celere, su una giustizia penale giusta e su una giustizia amministrativa corretta. Tutto questo incide sulla vita quotidiana delle persone, basti pensare alle indicazioni date nel Pnrr. Il cittadino italiano che incappa nella giustizia spesso si trova dentro a un inferno e noi questo non possiamo non vederlo e non denunciarlo. Se serve, anche con lo strumento del referendum.