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I toni sono (apparentemente) pacati, le parole misurate, centellinate, ma il messaggio è chiaro e forte: i sindaci dicono basta e chiedono «rispetto». La lettera dei primi cittadini di centrosinitra e centrodestra (Enzo Bianco, Antonio Decaro, Giuseppe Falcomatà, Daniele Manca, Roberto Scanagatti, Bruno Valentini, Guido Castelli, Umberto Di Primio, Paolo Perrone) arriva nelle ore in cui le agenzie battono la notizia dellavviso di garanzia al sindaco di Livorno Pizzarotti. Lennesimo che colpisce un sindaco nelle ultime settimane. Ed è la goccia che fa traboccare il vaso. A quel punto la lettera, che verosimilmente era stata preparata nei giorni caldi del contestatissimo arresto del sindaco di Lodi, viene spedita alla stampa e diffusa urbi et orbi. Ed è un vero e proprio grido dallarme: «Il Sindaco di Lodi è stato arrestato (ed è tuttora in carcere) indagato per turbativa dasta. Nellordinanza si afferma che il vantaggio che configurerebbe un elemento della condotta illegittima consisterebbe nel consenso ricevuto e generato da unazione amministrativa. Ovviamente non entriamo nel merito dellindagine - scrivono i sindaci - Nel nostro patrimonio culturale ed istituzionale cè il rispetto convinto e profondo della Magistratura che deve fare il suo corso rapidamente per accertare la verità dei fatti». Ciò detto, i sindaci non ci stanno allo stillicidio meditico-giudiziario: «Il sindaco di Livorno ha ricevuto un avviso di garanzia per una vicenda amministrativa dellAzienda per i rifiuti della sua Città guadagnando prime pagine di giornali per unindagine appena avviata».Infine laffondo: «Troppe volte vicende giudiziarie diventano oggetto di scontro politico indipendentemente e ben al di là delloggetto dellindagine». Poi la richiesta: «Chiediamo al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo, alla magistratura di considerare che la reputazione dei Sindaci, la loro capacità di governare i nostri Comuni, il rispetto per questo ruolo, sono un bene prezioso che va salvaguardato nellinteresse del buon funzionamento della nostra democrazia».