Un attacco diretto, senza peli sulla lingua, come nel suo stile. «Se Berlusconi fosse ancora qui, quegli emendamenti non sarebbero mai stati ritirati». Lo dice chiaro e tondo il leader di Italia viva, Matteo Renzi, al termine della conferenza stampa alla Stampa estera dopo aver presentato i nuovi arrivi tra le fila di Italia Viva. 

Il riferimento è all’emendamento al decreto Omnibus presentato da Forza Italia alla Camera e poi ritirato. «C’è una presa di posizione precisa del ministro Nordio che presenterà a breve una proposta che rielabora l'uso delle intercettazioni in maniera adeguata - ha spiegato il capogruppo azzurro alla Camera, Paolo Barelli - Su questo, come partito di maggioranza, abbiamo aderito alle richieste di espungere altri emendamenti che potessero intralciare o non essere promotori di una riforma più complessa che Nordio ha annunciato di voler presentare in Parlamento». Insomma «un caos», per dirla con le parole dello stesso Renzi, in cui l’ex presidente del Consiglio vuole inserirsi puntando al cuore del berlusconismo, cioè a quei valori, in primis il garantismo, che la Forza Italia di Berlusconi ha sempre portato avanti e difeso e sui quali ora «ha abdicato».

L’appello di Renzi è direttamente agli elettori. «Come fate a votare un partito che fa ritirare gli emendamenti Zanettin? - si è chiesto Renzi - Mi spiace molto vedere Forza Italia, un partito che era garantista, ridotto così». In realtà al caos si è aggiunto lo stesso Renzi, che ha confuso gli emendamenti presentati da Fi alla Camera e descritti sopra con quanto presentato dal senatore azzurro Pierantonio Zanettin. Cioè «un supplemento di riflessione su modalità e condizioni di utilizzo del trojan per reati di minore gravità», chiesto a margine della relazione finale approvata dalla commissione Giustizia di palazzo Madama circa l’indagine conoscitiva sul tema intercettazioni. Tant’è che poco dopo una nota di Iv ha specificato che «la sostanza del ragionamento espresso da Renzi non cambia», confermando la stima nei confronti di Zanettin, definito «autentico garantista».

Nei fatti, quello che Renzi porta avanti da mesi è un tentativo di acuire le difficoltà che Forza Italia sta incontrando in materia di giustizia, stretta com’è tra il desiderio di alimentare le istanze garantiste di stampo berlusconiano e la necessità di non rompere con gli alleati di governo. «L’ho detto più volte, con Berlusconi era Forza Italia, con Tajani è diventata Forse Italia», ha rincarato la dose il leader di Iv mettendo in evidenza le contraddizioni in seno agli azzurri.

L’obiettivo dell’ex presidente del Consiglio è prendere voti da Fi impedendo non solo che questi convergano su Fdi, come già sta accadendo da anni, ma anche su Azione, in un botta e risposta co Carlo Calenda che va avanti da settimane. Accanto a Renzi c’erano la deputata Isabella De Monte, eletta con il terzo polo in quota Azione e ora passata nelle fila di Iv, ma anche la consigliera comunale di Genova Arianna Viscogliosi, candidatasi alle Comunali con Forza Italia, e Anita Pili, assessore all’Industria della giunta di centrodestra di Christian Solinas in Sardegna. De Monte si aggiunge a Naike Gruppioni, deputata passata nei mesi scorsi da Azione a Iv, e a Enrico Borghi, senatore ex Pd che passato alla corte di Renzi è diventato capogruppo del terzo polo a palazzo Madama.

La risposta di Calenda è arrivata pochi giorni fa con l’arrivo della fu renzianissima Elena Bonetti, già ministra dei governi Conte II e Draghi, che ieri ha presentato una proposta di legge contro la violenza sulle donne al fianco delle ex ministre forziste e ora calendiane doc Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Insomma, è tutta una corsa ad accaparrarsi parlamentari e voti di Forza Italia, la quale intanto si chiude nel proprio fortino e respinge gli attacchi. Che da parte di Iv, possiamo starne certi, non sono finiti qui.