Mentre da Arcore stava attendendo l'esito finale delle presidenziali Usa, per le quali non si è schierato («Il popolo è sovrano»), Silvio Berlusconi già pensava, e da tempo, alle elezioni politiche e alla sua compagine da mettere in campo per il futuro governo. Da uomo di impresa il Cav bada al sodo. Convinto come è che al di là della pur decisiva variabile referendum, dove è schierato per il No, che gli darebbe più potere negoziale con Matteo Renzi, Forza Italia e la coalizione che verrà dovranno rappresentare una credibile alternativa per il 2018 o anche prima. Perché, come starebbe ragionando l'ex premier secondo fronti azzurre, a questo punto «o si va a votare nell'Ottobre del 2017 dopo che Renzi avrà rinnovato le nomine degli enti pubblici e dopo il G7 a Taormina o a scadenza naturale nel 2018».Lo scopo principale di Berlusconi è togliere ai Cinque Stelle lo scettro degli unici possibili contendenti di Renzi. Il Cav sarebbe così concentrato su questa missione «di libertà» che, secondo indiscrezioni, ogni tanto compulserebbe al telefono lo stesso ex ideologo dei pentastellati, Paolo Becchi per capire bene i programmi grillini. Li vede come fumo negli occhi. Di più: «Una sciagura per il Paese». Una cosa, secondo fonti azzurre, avrebbe particolarmente colpito Berlusconi: «La tassa di successione anche al 50 per cento su proprietà elevate che significherebbe vendere le stesse proprietà per pagarla». Insomma, tutto il contrario rispetto all'assunto teorico del Cav e della sua filosofia liberale: «Mai le mani in tasca agli italiani per prender loro i risparmi di una vita».Ecco perché è tutt'altro che una cosa di routine la mission affidata a Stefano Parisi, al quale ha chiesto di estrarre dall'ampio panel delle 1400 persone che partecipano ai numerosi gruppi di lavoro allestiti dal manager-politico impegnato nel tour "Megawatt Energie per l'Italia" una vera e propria lista di ipotetici ministri. Non ombra, ma ministri veri e propri. Di cui uno sarebbe lo stesso ex candidato sindaco di Milano, che ha preferito declinare l'incarico di coordinatore unico di FI.La squadra ideale che il Cav avrebbe in mente sarebbe di 20 ministri, di cui 8 politici da concordare con gli alleati, ma 12, e quindi la maggioranza, personalità competenti, che abbiano un solido curriculum nel mondo dell'impresa e delle professioni. Il Cav avrebbe chiesto di abolire la definizione di tecnici, per l'esempio negativo che i tecnici, a suo parere, avrebbero dato al Paese. I 12 ministri, insomma, dovrebbero essere a tutti gli effetti "persone che vengono dalla trincea del lavoro". I nomi sono tenuti top secret. E' proprio in questo piano per ridiventare a tutti gli effetti forza di governo che Parisi ha avuto contemporaneamente la mission di andare a rassicurare le grandi organizzazioni da Confindustria, di cui è stato peraltro direttore generale, a Confedilizia, ai mercati internazionali. A questo serve il tour nelle cancellerie europee del manager politico che presto ha in programma una visita anche alla City di Londra. Che i giochi veri del centrodestra siano ormai fissati alle elezioni politiche lo conferma una dichiarazione di Matteo Salvini il quale ha tuonato: «Fra un anno si vota, chi sabato (manifestazione della Lega a Firenze ndr) sta a casa è fuori». E la stessa cosa potrebbe accadere a Salvini se in caso di vittoria del No e di successiva legge proporzionale diventasse obbligatoria una nuova coalizione Pd-FI.Alla domanda sulla compagine dalla quale dovrebbero sortire gli 8 ministri politici della squadra ideale del Cav, una fonte azzurra sibillinamente risponde: «Da quale coalizione si vedrà». Intanto, ieri pomeriggio i filo-Trump di FI, come Giovanni Toti che andrà da Salvini a Firenze, sarebbero rimasti un po' spiazzati dalla posizione super-partes del Cav. Pro Trump anche Daniela Santanché. Ma come aveva già detto Parisi: «Non tifo per nessuno, perché comunque andrà il vincitore sarà il presidente degli Stati Uniti d'America». E l'America non è così lontana.