Che l'uomo che in Italia ha inventato il bipolarismo, diventandone icona personalizzata ed incarnazione vivente, ora clamorosamente lo rinneghi virando sul proporzionale, altro non è che l'ennesino paradosso della politica italiana: una multiforme rappresentazione dove gli interpreti (a volte, non sempre) cambiano ma lo spartito rimane graniticamente il medesimo. Del resto inutile meravigliarsi: Silvio Berlusconi è così, prendere o lasciare. L'ex Cav si è ripresentato all'ufficio di presidenza di Forza Italia in palla e tirato a lucido: l'ottantesimo genetliaco incombe, ma cosa conta il calendario di fronte al camaleontica vitalità di un leader che per nulla al mondo intende rinunciare all'idea di interpretare tutte le parti in commedia? Berlusconi recita perennemente se stesso perché è il solo canovaccio che conosce e riconosce; l'unico che ritiene gli si modelli addosso come i doppiopetti di Caraceni. Aggiornandolo, per l'ex premier vale perfettamente quel "rieccolo" che Indro Montanelli coniò a suo tempo per Amintore Fanfani. Solo che Berlusconi è un rieccolo 2.0. "Amino", come rivelò di chiamarlo nell'intimità la signora Maria Pia, quando riemergeva trovava sempre lo stesso scenario politico: magari qualche compagno o avverario di corrente in auge o in declino, ma comunque la Dc motore immobile del potere; i socialisti in piratesca concorrenza, i comunisti marchiati dal fattore K ufficialmente fuori dai giochi di Transatlantico ma non dalle intese, meglio se di corridoio.Per l'ex premier non è così. Certamente lui è lo stesso; altrettanto certamente le cose intorno sono mutate. Per questo accortamente si adegua, anche a costo di abdicare alle vecchie parole d'ordine. Dunque nella sortita sulla riforma in senso proporzionale della legge elettorale non c'è solo fregolismo politico: si indovina piuttosto un calcolo. Magari per ora solo abbozzato e tuttavia tutt'altro che superficiale. Come hanno capito ormai tutti, di riforma elettorale se ne riparlerà nel 2017, dopo lo svolgimento del referendum costituzionale. E sarà un confronto - elemento che vale anche come primo indizio per capire le reali intenzioni dell'ex Cav - completamente diverso da quello finora considerato. Per un semplice motivo: se Renzi vince, avrà lui in mano gli assi e agli altri resteranno le scartine; in caso contrario il ballottaggio finisce nel cestino delle intenzioni mai realizzate, e si ricomincia daccapo.Mettiamo in fila le cose. Il proporzionale come oggetto politicamente contundente è stato lanciato dai Cinquestelle contro l'Italicum di Renzi, meccanismo che il premier strenuamente difende. Grillo e i suoi si sono immediatamente beccati dal Pd l'anatema di voler tornare alla Prima Repubblica, anche se il meccanismo grillino è fortemente corretto in senso maggioritario. Ma le tecnicalità non contano: conta il principio. E conta pure - secondo indizio - il battimani che ai pentastellati è arrivato dal più improbabile dei possibili supporter: l'ex ministro andreottiano Paolo Cirino Pomicino. Forse chi non si è meravigliato è stato Pierluigi Bersani che sempre più spesso ripete che i Cinquestelle sono un movimento di centro. Come la Dc?Fatto sta che il proporzionale, variamente declinato, comunque consente ai partiti - anche ai più piccoli - di appiccicarsi sul petto la medaglietta-certificato di esistenza in vita che con altri sistemi diventa un miraggio. Allora il calcolo berlusconiano - del tutto alieno da suggestioni di intese di maggioranza con i grillini - potrebbe essere proprio questo: se riesco a rimettere insieme i cocci del centrodestra che fu, da Salvini ad Alfano o chi per lui, magari con l'apporto delle reclute arruolate da Stefano Parisi, bene; in caso contrario con il proporzionale un pacchetto di voti del 10-15 per cento comunque consente a FI di giocare un ruolo primario in qualunque combinazione politico-governativa e con qualunque assetto parlamentare.Non basta. Poiché come diceva il Divo Giulio (quello vero, non Andreotti) se non puoi battere il tuo avversario alleati con lui, non è per niente escluso che Berlusconi segua con attenzione il lavoro del suo ex braccio destro Denis Verdini che sempre ad una riforma di tipo proporzionale lavora, puntando a rieditare l'ex legge truffa che addirittura porta la firma di De Gasperi, in modo da mettere sotto lo stesso tetto, anche governativo se occorre, una coalizione che annoveri Pd e berlusconiani con dentro Ncd e, appunto, i verdiniani. Una sorta di riedizione del pentapartito, condito da un gigantesco "ciaone" agli anti-sistema Grillo e Salvini, consegnati al ruolo di comparse o giù di lì.Con un corollario. Proporzionale, Dc, legge-truffa, pentapartito e perfino le volpi nell'armadio di craxiano stampo: quanto armamentario di Prima repubblica che fa capolino. Non stona perciò neanche il ricordo di Carlo Marx quando spiegava che la storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. Però, però... Gli scenari marxiani - politici, sociali ed economici - si sono rivelati sbagliati. Forse succederà così anche stavolta.