Si fa presto a dire “giustizia a orologeria” ogni volta che un'inchiesta della magistratura tocca la politica nei paraggi di un appuntamento elettorale, come accaduto in Liguria. Ma per essere innescata a orologeria, questa giustizia, dovrebbe avere un timer capace di far saltare l'ordigno al momento giusto.

Il problema è che in Italia qualsiasi momento rischia di essere quello giusto. E in questo caso non per responsabilità delle procure - che pure, soprattutto negli ultimi 30 anni, sono state protagoniste di tempistiche più che sospette - ma per colpa della politica stessa e di un sistema mediatico basato sull'enfasi. In Italia, infatti, si vota ogni 5 minuti, siano elezioni politiche, europee, amministrative, regionali o referendum. Non solo, non c'è appuntamento elettorale che non si trasformi, su Tv e giornali, in un test sul gradimento complessivo dei partiti. Siamo l'unico Paese capace di trasformare le Regionali molisane (con tutto il rispetto per il Molise, citato solo per le dimensioni ridotte: meno di 300mila abitanti) in una prova determinante per la tenuta di governi e opposizioni.

I pm avranno spesso peccato di manie di protagonismo, ma puntare il dito sempre e solo contro il presunto “orologio” della magistratura rischia di suonare come un ritornello stonato. Per rendersi conto della difficoltà di condurre indagini senza finire sotto la lente del sospetto, basta dare un'occhiata alle agende elettorali italiane degli ultimi due anni. Dall'inizio del 2024, ad esempio, si è già votato per le Regionali in Sardegna (il 25 febbraio, le consultazioni della “riscossa” del Campo largo), in Abruzzo (il 10 marzo, data della “rivincita” schiacciante del centrodestra) e in Basilicata (il 21 e il 22 aprile, quando Forza Italia avrebbe praticamente ipotecato il “sorpasso” sulla Lega alle Europee di giugno).

Ma mica è finita qui: l'8 e il 9 giugno, in concomitanza con le Europee (il vero “sondaggione” reale per il partiti), si voterà in Piemonte e ben 29 Comuni capoluogo, tra cui Bari, saranno chiamati a scegliere il sindaco, che nella maggior parte dei casi sarà deciso dai ballottaggi previsti per il 23 e 24 giugno. Può bastare? Niente affatto: in autunno, la data precisa ancora non c'è, si voterà anche in Umbria.

Nel 2023 il copione non è stato molto diverso: Amministrative a partire dal 2-3 aprile con i Comuni friulani, in anticipo rispetto a quasi tutti gli altri, in calendario il 14-15 maggio (ballottaggi il 28 e il 29), fatta eccezione però per le città sarde e siciliane chiamate al voto il 28 e il 29 maggio (ballottaggi l'11 e il 12 giugno) e per Foggia, alle urne il 22 e 23 ottobre. Anno di Regionali anche il 2023, con Lazio e Lombardia (il 12 e il 13 febbraio), Friuli Venezia Giulia (il 2 e 3 aprile), Molise (il 25 e il 26 giugno) e Trentino Alto Adige (il 22 ottobre). Il tutto, ovviamente, con relativa grancassa mediatica concentrata sul derby, caricato di valenza nazionale, tra centrodestra e centrosinistra.

Difficile, in una gincana di queste proporzioni, riuscire a emettere anche un solo avviso di garanzia senza essere sospettati di qualcosa. Le procure avranno pure abusato spesso del loro immenso potere, ma parlare sempre di orologeria sarebbe quantomeno ingeneroso.