Soli in Lombardia, alleati nel Lazio. Come previsto, è questa la mediazione raggiunta dalle varie anime di Liberi e Uguali dopo le assemblee territoriali a cui era affidato il compito di per decidere il destino della lista alle prossime Regionali. Alla riunione di Milano è arrivato Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana e leader dell’ala oltranzista del nuovo soggetto, per rivendicare l’obiettivo raggiunto: chiudere in faccia le porte a Giorgio Gori, l’aspirante inquilino dem del Pirellone. Troppo renziano, Gori, per immaginare un’alleanza con gli eredi di Nichi Vendola. E troppo poco probabile una vittoria per “compromettersi” in un percorso unitario che - è la convinzione dell’ala radicale - gli elettori di Grasso non capirebbero. In Lombardia, dunque, Leu correrà con un proprio candidato: Onorio Rosati, consigliere regionale di Mdp con un passato in Cgil. Il presidente del Senato ha accettato di soccombere a Fratoianni per non compromettere il già precario equilibrio della lista. A nulla sono valsi gli appelli al “buon senso” di Prodi, Veltroni e le aperture di Boldrini. Ma in cambio, l’ex procuratore antimafia ha ottenuto una contropartita tutt’altro che scontata fino a pochi giorni fa: l’apertura di un negoziato con Nicola Zingaretti in vista di un probabilissimo accordo elettorale.

Mentre il capo di SI marcava il territorio lombardo, infatti, a Roma è toccato a Grasso incassare il sì dell’assemblea che gli ha concesso una delega in bianco per curare in prima persona i rapporti con il presidente del Lazio. Con Zingaretti, del resto, Sinistra italiana ha go- vernato la regione fino a pochi giorni fa, l’intesa è ormai cosa fatta. A differenza di Gori, poi, il governatore laziale non è esattamente un renziano: proviene dal Partito comunista italiano e più volte è stato indicato come possibile competitor di Renzi alla guida del partito.

Archiviato il capitolo alleanze, si riaprono però i giochi sulle candidature alle Politiche. La battaglia tra le varie componenti per garantirsi più posti sicuri in lista è ancora in corso. Difficilmente si riuscirà a consegnare l’elenco completo dei nomi entro il 22 gennaio, come annunciato in un primo momento. Quasi certamente slitterà tutto al 26 o al 27, a poche ore dallo scadere dei termini per la presentazione dei nominativi, previsto per il 29. E sul fronte candidature, Grasso deve registrare le prime defezioni. Come quella di Franco Roberti, ex procuratore nazionale antimafia che, come anticipato dal Dubbio, era stato inserito tra i “blindati” dal presidente del Senato. Roberti ha fatto sapere di aver cambiato idea - con un una lettera inviata al Mattino - per due ragioni. «La prima è che sono impegnato nell’incarico, conferitomi dal ministro Minniti dopo il mio pensionamento, di suo consigliere perle materie del terrorismo e della criminalità organizzata», ha fatto sapere l’ex magistrato. «La seconda ragione è lo spettacolo deprimente che i partiti stanno offrendo in questi primi giorni di campagna elettorale, di una corsa alle candidature e di mirabolanti promesse che, in assenza di qualsiasi progetto politico e di una reale apertura alla società civile, sembra rivelare soltanto una deriva autoconservativa ( o autodistruttiva?) di apparati e personaggi della vecchia politica».