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Mattarella
Due fumate nere e due dati politici importanti: sono questi i messaggi che il Parlamento consegna dopo il quinto e sesto scrutinio per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Il primo segnale importante arriva in mattinata, con la bocciatura della candidatura del presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che non sfonda quota 382 preferenze, dunque all’appello mancano ben 71 voti rispetto al numero di grandi elettori (453) del centrodestra. Ma tra i parlamentari esperti di dinamiche d’aula e pallottolieri, assicurano i franchi tiratori sarebbero molti di più, perché tra chi ha scritto il nome della seconda carica dello Stato diversi sono iscritti al gruppo Misto. Alle spalle di Casellati c’è Sergio Mattarella, con 46 schede a suo favore, mentre il magistrato anti-mafia, Nino Di Matteo, ne ottiene 38. Alla quinta votazione partecipano 936 grandi elettori, votanti 530 e 406 astenuti (dell’area progressista), mentre le schede nulle sono 9, le bianche 11 e le disperse 9. Il secondo dato politico della giornata, invece, riguarda il presidente della Repubblica uscente, sul quale si concentra l’operazione messa in atto da pezzi di Pd, M5S e Leu per lanciare un segnale a chi siede al tavolo delle trattative. Il risultato finale è sempre un nulla di fatto, ma il consenso di Mattarella ne esce più che raddoppiato, con 336 voti. Cresce anche il numero delle schede lasciate in bianco (106), frutto della scelta operata dai leader della coalizione di centrodestra. Mentre Di Matteo ottiene 41 preferenze, seguito da Pier Ferdinando Casini con 9, Luigi Manconi 8, Mario Draghi e Marta Cartabia 5, Elisabetta Belloni 4, Giuliano Amato 3 e Casellati 2. Secondo i dati ufficiali, i partecipanti sono 976, votanti 531, astenuti 445: schede nulle 4, quelle disperse 9. Il settimo scrutinio, dunque, si terrà domani alle ore 9.30. Ma c’è anche un piccolo giallo che anima la sesta votazione. Lo svela il presidente della Camera, Roberto Fico, prima di dare lettura dei risultati definitivi, dove viene riscontrata una differenza tra il numero dei votanti e il totale delle schede scrutinate. A spiegare il motivo è lo stesso Fico: «La differenza è dovuta verosimilmente al fatto che nella distribuzione è stata erroneamente ricevuta da un elettore una scheda in più depositata poi nell’urna». Ma l’intoppo «è del tutto ininfluente ai fini del risultato del voto e pertanto la votazione svolta deve ritenersi pienamente valida». La sostanza, comunque, non cambia e domani si ripartirà alle ore 9.30 con il settimo scrutinio. In attesa che dai leader delle forze politiche trovino finalmente un’intesa sul prossimo inquilino del Colle.