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IMAGOECONOMICA
Non sarà un’iniziativa contro la piazza di Roma. Lo ripetono ormai come un ritornello da ore gli esponenti di Italia viva, in riferimento all’evento del 6 giugno a Milano di critica alle azione del governo Netanyahu a Gaza ma nel quale si chiederanno il rilascio degli ostaggi ancora in mano ad Hamas, si condannerà l’antisemitismo in ogni sua forma e si difenderà il diritto a esistere di Israele.
Punti che in primis Azione di Carlo Calenda aveva chiesto venissero aggiunti alla piattaforma della manifestazione del 7 giugno a Roma organizzata da Pd, M5S e Avs, con conseguente risposta picche. Ma soprattutto Matteo Renzi, che ormai da mesi si è stabilmente collocato nel campo largo e tenta in tutti i modi (anche con più di un diverbio con i suoi fedelissimi) di andare d’accordo con Elly Schlein (più facile) e Giuseppe Conte (decisamente più difficile), sta facendo di tutto per buttare acqua sul fuoco.
«C’è ampia sintonia su tanti punti; noi ci siamo astenuti sulla mozione di Pd, M5S e Avs, loro si sono astenuti sulla nostra, quindi c’è larga parte delle considerazioni che condividiamo - ha detto subito dopo l’annuncio dell’evento di Milano da parte di Azione e Iv - Ma è evidente che se la manifestazione del 7 giugno è di Pd, M5S e Avs e noi ne faremo un’altra il 6, io vado a quella del 6 e non a quella del 7». Per poi tornare sulle divisioni del campo largo, emerse nemmeno 48 ore dopo la vittoria di Silvia Salis a Genova, sostenuta da tutta la coalizione.
«È normale che in politica estera ci siano anche delle opinioni diverse e questo non vuol dire che se si va sulla politica interna non si possa parlare di entusiasmo per la vittoria di Genova e di entusiasmo per la vittoria di Ravenna - ha specificato - Io vorrei che Sinistra per Israele, che è l’aggregazione guidata dal nostro amico Emanuele Fiano ex parlamentare del Partito Democratico, si senta ampiamente rappresentata: non è che son due cose una contro l’altra, anche perché una sarà una grande manifestazione di piazza, l’altra sarà un evento in un teatro».
E in questa sua opera di “pacificazione” l’ex presidente del Consiglio trova una sponda, forse insperata ma nemmeno troppo, in colui che il campo largo, almeno a parole, ha contribuito a fondarlo, e cioè Goffredo Bettini, secondo il quale «il voto di Genova conferma la vittoria che in quella città, nelle ultime elezioni regionali, ottenne Andrea Orlando e spinge nella direzione fin qui auspicata». E dunque «occorre procedere per questa via», dice Bettini al Foglio, parlando di «toni nuovi da parte di Renzi». Che «rivendica molte cose del suo passato» ma «ha detto una cosa importante: occorre segnare una riga tra il passato e il futuro».
Insomma Bettini e Renzi condividono una linea, cioè quella di mettere da parte ciò che divide, come la politica estera, per provare a unirsi su ciò che unisce, ad esempio la sanità, la cultura, una certa idea di Italia opposta a quella del governo Meloni. Che pure è diviso sulla politica estera ma poi, nei fatti, la Lega non ha mai fatto mancare il proprio sostegno in Aula quando c’era da inviare armi all’Ucraina per difendersi dall’aggressione russa.
Ma la situazione israelo-palestinese se vogliamo è ancora più intricata, ed è proprio tale complessità che ha provocato la separazione tra i due eventi di Roma e Milano. Una divisione che secondo il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, non dovrebbe esserci. «Soprattutto perché avevamo appena finito di dire che uniti si vince, come a Genova o Ravenna, e invece si è ripartiti subito disuniti su una questione come la condanna di quello che avviene a Gaza e la richiesta che Netanyahu si fermi, che ci sia l’accesso agli aiuti umanitari, la richiesta di rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e il sostegno agli israeliani che si oppongono a Netanyahu e ai palestinesi che si ribellano ad Hamas a costo della vita - ha detto ieri Magi cercando “un ponte” tra le due visioni - Credo che avrebbe potuto esserci e spero possa ancora esserci una condivisione più ampia, credo sia stato un errore convocare in quel modo la manifestazione del 7 giugno a Roma e credo sia stato un errore la risposta di posizionamento politico dell’evento del 6 giugno di Milano. Come +Europa, con la nostra storia, non abbiamo problemi a partecipare a entrambe perché non abbiamo nulla da dimostrare a nessuno e in nome dell’unità delle opposizioni».