LEGA E FORZA ITALIA VORREBBERO NON CONFERMARE LA CANDIDATURA DEL GOVERNATORE USCENTE MUSUMECI, SOSTENUTO DA FD’I

L’asse Berlusconi- Salvini sembra tenere anche alla prova delle Amministrative. Tutto a discapito di Meloni che aspetta gli alleati al varco

Fratelli d’Italia in fibrillazione dopo le dichiarazioni di Silvio Berlusconi, che in occasione della festa per il suo matrimonio, ha investito Matteo Salvini come unico leader del centrodestra. Dopo qualche giorno di accesi dibattiti interni, Giorgia Meloni ha rotto gli indugi e mandato chiari messaggi agli alleati. «Lavorano per vincere o per frenarci?» ha chiesto la leader di Fdi ponendo, di fatto, un problema di tenuta all’interno della coalizione. E, di fatto, le tensioni interne stanno facendo vedere i loro effetti nella discussione per l’indicazione dei candidati sindaco in vista delle prossime amministrative.

Il caos più alto rimane in Sicilia, dove ieri è arrivato Ignazio La Russa, per seguire da vicino le trattive che si stano facendo sempre più complicate. A Palermo, ad esempio, subito dopo le dichiarazioni di Silvio Berlusconi su Matteo Salvini si è avuta l’apertura della Lega nei confronti del candidato forzista Francesco Cascio, con la conseguente nuova difficoltà per i piani di Fdi che stava puntando forte su Carolina Varchi. Salvini ha addirittura deciso di lanciare per le amministrative nel capoluogo un nuovo contenitore, “Prima l’Italia”, ascoltando i suggerimenti del ras azzurro dell’isola Gianfranco Miccichè che ha espresso grande entusiasmo per la decisione del Carroccio. E il rinsaldarsi dei rapporti tra Miccichè e Salvini rischia, per di più, di aprire una nuova partita interna in vista delle future regionali. E anche da questo punto di vista Fdi è ormai sul piede di guerra e non potrebbe tollerare una mancata ricandidatura del governatore uscente Nello Musumeci, considerato perdente da larghe parti di Forza Italia e Lega, che ha proprio in Miccichè uno dei principali oppositori.

Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli commenta così quanto sta avvenendo. «Staremo a vedere cosa succede in Sicilia, ma per le regole che abbiamo sempre rispettato il governatore in carica non viene sostituito e anche in questo caso dovrebbe essere così».

Rampelli minimizza i possibili effetti dell’investitura politica di Salvini o di un possibile rinsaldarsi dell’asse tra Lega e Fdi. «Una regola che è ancora vigente all’interno del centrodestra è che le elezioni diventano lo strumento attraverso il quale si stabilisce chi sarà il federatore politico, il leder nazionale del centrodestra. Il resto delle dichiarazioni sono di scarso interesse. Penso, però, sia indispensabile approfittare delle incomprensioni in occasione del Capo dello Stato per stabilire delle regole di coordinamento all’interno al centrodestra. C’è troppo arbitrio nella democrazia italiana anche perché non è mai stata fatta la riforma dei partiti e si è, invece, cambiata spesso la legge elettorale».

Rampelli non vede all’orizzonte possibili accorpamenti dei partiti, né una possibile fusione di Lega e Fi. «Forza Italia attraversa una fase abbastanza critica e forse potrebbe avere quale interesse in questa direzione, ma a noi non interessa. Del resto si tratta di esperienze che abbiamo conosciuto e che non vogliamo si ripetano. Penso alla marmellata indigesta che è stata il Pdl dove la linea politica veniva appresa tramite le interviste sulla stampa». Un altro dei momenti di tensione che hanno caratterizzato i rapporti all’interno del centrodestra si è avuto in Commissione Affari Istituzionali alla Camera al momento del voto soppressivo dell’emendamento “meloniano” che inseriva l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. La soppressione è andata a buon fine per l’effetto dell’assenza di un deputato della Lega e di uno di Forza Italia. Circostanza che non è sfuggita al partito di Giorgia Meloni e che Rampelli puntualizza, dopo avere puntato l’indice contro gli alleati anche in occasione dell’ultima discissione generale avvenuta in Aula. «Aspettiamo al varco Fi e Lega per capire se saranno coerenti con il programma elettorale sottoscritto da tutti e tre i leader prima delle elezioni e che prevedeva l’elezione diretta del capo dello Stato. In ogni caso credo che tutte le forze politiche dovrebbero collaborare alla riforma che i cittadini italiani aspettano da tantissimo tempo».

Le Amministrative e i prossimi appuntamenti d’Aula, complicati dalla crisi internazionale determinata dall’invasione dell’Ucraina da parte di Putin che ha messo in imbarazzo tutti i leader del centrodestra, saranno banchi di prova determinanti per saggiare i rapporti di forza all’interno della coalizione e la tenuta della stessa.