Si è conclusa domenica a Bologna, con la nomina del Comitato di presidenza, la Convenzione nazionale della Marianna, il progetto politico ideato da Giovanni Negri, l’ex segretario e parlamentare europeo del Partito Radicale. Riccardo Chiavaroli, il neo segretario, avrà il compito di strutturare la Marianna sul territorio. Ad affiancarlo, anche nell’attività di ela- borazione programmatica, un Consiglio, fra i cui componenti spiccano i nomi di Giuliano Cazzola, Maryan Ismail, Mario Mori, Giulio Terzi di Sant’Agata.

Onorevole Negri è soddisfatto?

Molto. Sono rimasto sorpreso dal numero di persone che hanno partecipato alla Convenzione.

In due battute cos’è la Marianna?

Un contenitore politico che vuole andare oltre le categorie ottocentesche di destra e sinistra. Uno schieramento laico, democratico e radicale, nel senso più ampio delle parole, con un progetto per salvare questo Paese e che abbia obiettivi misurabili. Abbiamo già un programma di governo.

Scusi, ma non ci sono già troppi partiti?

Siamo ad una deriva sociale e politica. Noi amiamo l’Italia, un Paese che merita e che ci ha dato tanto. Noi, però, vogliamo vivere in un Paese che non sia la Gabbia di Paragone o la Zanzara. Bisogna rimboccarsi le maniche e ricostruire, senza favole su redditi di cittadinanza e altre cose di questo tipo.

E il rapporto con il Partito Radicale?

Il nostro non è uno sciommiottamento o una prosecuzione del Partito Radicale. E non siamo neppure un’associazione della galassia radicale.

Uno dei temi principali, che voi chiamate “le frecce”, per la rinascita del Paese è la riforma della giustizia. Siete anche favorevoli alla separazione delle carriere in magistratura.

La riforma della giustizia è prioritaria e va ribadito il principio della separazione dei poteri. La Costituzione vieta ai magistrati di iscriversi ai partiti politici. A parte Emiliano che ha già la tessera del Pd, in questi anni abbiamo invece assistito a magistrati che i partiti politici li fondavano. Da Antonio Ingroia con Rivoluzione Civile al recente Dema, il partito dei fratelli De Magistris. In Sicilia si vota in autunno e il procuratore Nino Di Matteo, fresco di promozione da parte del Csm alla Direzione nazionale antimafia, forse scenderà in campo con i 5 Stelle. Bene, noi siamo pronti a candidare con la Marianna il generale Mario Mori.

Fa un certo effetto vedere il generale Mori vicino a Sergio D’Elia...

La Marianna è un luogo aperto di pensiero e di personalità, di contenuti e di simboli, capace di spaziare con proprietà dai temi della giustizia a quelli dell’economia, del lavoro, del fisco. Dai nodi di un’Unione europea da rifondare e di una Repubblica più che mai bisognosa di nuove istituzioni, fino a quelli delle migrazioni, della convivenza con l’Islam, della laicità.

Candidare un generale dei Carabinieri, pero, può sembrare una scelta “di destra”?

Il caso Mori è la metafora dell’Italia che magia i suoi servitori. Un uomo che è sotto processo da 15 anni. Accusato, assolto, di nuovo accusato. Una storia infinità che ben rappresenta quanto sia necessario cambiare il sistema.

A proposito di migranti, Salvini è per la linea dura.

Salvini e Grillo dicono le stesse cose. E le dicono come se parlassero al bar. Noi vogliamo approcciare il tema in maniera diversa. Ad esempio penso ad un forum internazionale sul tema del laicismo islamico.

E per il sistema elettorale?

Siamo per modello maggioritario anglosassone.

Prossimo appuntamento?

A Milano il 16 giugno. Un convegno indetto dall’Unione nazionale delle Camere civili e dalla Marianna, con la partecipazione dell’Ufficio studi della Banca d’Italia, sul tema “Giustizia è economia”. Con la riforma della giustizia civile guadagneremo 3 punti di Pil.

Ultima domanda. Come pensate di farvi conoscere?

Non ho l’ansia da media. Se dovessi incontrare Urbano Cairo non gli chiederei spazio nel Corriere o alla 7. Ma gli chiederei di allestirmi un camion per girare l’Italia e fare un “Noi non siamo pirla day”. Posso parlare in tante città ed in molti, un minimo, mi ricordano. Sono queste le cose che cerco. Magari ci schianteremo tutti, ma almeno ci avremo provato.