Passati i festeggiamenti del Primo maggio, con tanto di concertone bagnato dalla pioggia caduta a dirotto su Roma, è il tempo delle polemiche dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto Lavoro e soprattutto dopo il video della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ne ha spiegato le principali caratteristiche.

Tra queste, quello che è stato annunciato come «il più grande taglio di tasse sul lavoro degli ultimi decenni», una frase che ha fatto andare su tutte le furie l’opposizione di Pd, M5S e terzo polo. «Giorgia ma che stai a dì? - si è chiesto in un video su Instagram il leader di Iv, Matteo Renzi - Questo taglio di tasse, un taglietto, è molto più piccolo di altri interventi. Per esempio vi ricordate gli 80 euro? Giorgia Meloni se li ricorda perché li definiva mancia elettorale. Bene, gli 80 euro valgono 10 miliardi». Spiegando poi che Meloni «non ha litigato solo con la politica, ma anche con la matematica» e occorre abbattere le tasse sul lavoro ma «sul serio».

Dopo gli attriti delle ultime settimane, sulla stessa linea si schiera Carlo Calenda, che tuttavia sottolinea «l'eccesso di propaganda a destra e a sinistra», rappresentato da chi fa «una polemica perché si tagliano le tasse ai lavoratori il primo maggio» così come descrive «il taglio (per ora una tantum) come il più grande mai fatto».

Le critiche al decreto uniscono anche Pd e M5S, con il capogruppo dem al Senato, Francesco Boccia, che ritiene «inaccettabile la menzogna», perché «non è un taglio del cuneo» ma «un bonus per 6 mesi che vale mano di quelli del governo Draghi».

Affermazioni che dal lato di Fratelli d’Italia vengono definite «strumentali», mentre la viceministra del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, ipotizza che questi interventi possano diventare strutturali. «Alla sinistra che parla di mancette, dall’alto di analisi e prospettive moderne sull’armocromia - commenta Bellucci - vorrei dire che gli italiani avranno all’incirca 100 euro in più in busta paga, e questo è un dato di fatto in una Nazione che ha visto il potere d’acquisto scendere in modo vertiginoso».

L’intervento porterà circa cento euro lordi in più in busta paga da luglio a dicembre ai lavoratori con un reddito fino a 35mila euro e costerà poco più di 4 miliardi. Misure contestate anche dalla vicecapogruppo M5S alla Camera, Vittoria Baldino, secondo la quale «stupisce la sfacciataggine con cui il governo mente», presentando «un mini taglio del cuneo fiscale come la svolta epocale nel mondo del lavoro». Secondo Baldino «invece di aumentare il salario minimo per legge, di fatto si dà ai lavoratori poche decine di euro in più in busta paga, mentre l’inflazione morde all’8 per cento».