Non sono bastati i messaggi di vicinanza di gran parte dei dirigenti del Pd arrivate ieri al ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli dopo la lettera di minacce ricevuta per placare il dibattito in seno ai dem. Un dibattito, quello sulla spesa in armi del nostro paese, in corso da giorni e che si è fatto rovente dopo le parole della segretaria, Elly Schlein, che ha messo di nuovo in discussione, come già fatto in passato, l’innalzamento previsto fino al 2 per cento del Pil nei prossimi anni.

Una posizione criticata non solo dalla minoranza del partito, ma anche dai “saggi”, primo tra tutti Luigi Zanda, che accompagnano il Pd nel tentativo di riguadagnare il consenso perso negli ultimi anni e contrastare lo strapotere di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni. «Con il governo Draghi è stato fissato al 2028 il raggiungimento del 2 per cento perché, stante la mancata crescita degli anni immediatamente successivi agli accordi assunti in sede Nato, il raggiungimento al 2024 non sarebbe stato possibile - ha puntualizzato ieri Lorenzo Guerini, che oltre a essere il predecessore di Guido Crosetto al ministero della Difesa è anche il leader della corrente Base riformista - Abbiamo invece realizzato, dal governo Conte 2 in poi, un piano di crescita delle risorse in ambito difesa compatibile con la nostre capacità finanziarie che se proseguirà nei prossimi anni, come non ho motivo di dubitare, ci porterà al raggiungimento dell’obiettivo fissato». Il tutto nel weekend dell’arrivo del nuovo ambasciatore americano in Italia, Jack Marell, che giunto sabato nella capitale ha approfittato della domenica per vsitare la galleria Borghese.

Lo stesso Guerini ha poi cercato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche, avendo tuttavia negli scorsi giorni ribadito come la posizione dei moderati del partito non sia esattamente quella dei vertici. L’obiettivo del 2 per cento deve essere conseguito, ha precisato Guerini, «non solo per essere adempienti agli accordi assunti in sede Nato ma, soprattutto, per ammodernare il nostro strumento militare, da finalizzare soprattutto nei settori degli investimenti e dell’esercizio, che purtroppo ha scontato tagli ed ipofinanziamento negli anni passati in un contesto internazionale meno sicuro e con nuove minacce a cui fare fronte».

Per questo, ha aggiunto, «è giusto quindi continuare su questa strada, realistica e credibile, senza passi indietro». Un altolà che ha fatto seguito a quello del fine settimana di Zanda, che dalle colonne di Repubblica aveva messo in guardia dai rischi di una deriva movimentista del Pd, specie in un momento in cui il M5S di Giuseppe Conte ha stabilizzato i suoi consensi e anzi sta cavalcando l’onda dell’indignazione, specialmente al Sud, per lo stop del governo reddito di cittadinanza. Non a caso ieri le proteste si sono intensificate a Napoli con il tentativo da parte di alcune decine di manifestanti di bloccare l’autostrada. Tentativo sedato dalle forze dell’ordine, ma che dimostra come è sui temi sociali e del lavoro che l’opposizione si gioca gran parte delle sue possibilità di mettere i bastoni tra le ruote a un governo che, fin qui, non sembra aver incontrato ostacoli nel suo cammino.

E dopo l’accordo con le altre opposizione, ad esclusione di Italia viva, sul salario minimo, Schlein ha deciso di passare proprio al Sud il prossimo fine settimana, quando concluderà la festa regionale calabrese dell’Unità a Vibo Valentia. Una tre giorni voluta dal segretario Nicola Irto e che vedrà sul palco diversi big del partito. Prima un dibattito sul Pnrr a cui parteciperanno, tra gli altri, il responsabile Riforme e Pnrr del Nazareno, Alessandro Alfieri, e la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, poi un confronto sull’autonomia differenziata a cui prenderà parte il deputato e membro della segreteria nazionale Marco Sarracino. Spazio anche alla sanità, tema che Carlo Calenda vorrebbe far diventare un altro tavolo comune di confronto tra le opposizioni, e alla libertà d’informazione, con il responsabile segreteria del settore, Sandro Ruotolo.

Schlein interverrà domenica in chiusura, non prima di un confronto sul salario minimo, con il capogruppo al Senato Francesco Boccia, e uno secondo a cura della Conferenza regionale delle Donne democratiche a cui prenderà parte la referente nazionale, Cecilia D’Elia. Di armi e spesa militare, cme è evidente, nemmeno l’ombra.