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Schlein in silenzio dopo l'assoluzione di Claudo Foti, imputato nel processo di Bibbiano
Oggi la segreteria, lunedì la direzione. Poi il dado sarà tratto, e la leader del Pd Elly Schlein dovrà dare alla minoranza le risposte alle tante domande che le sono arrivate nell'ultima settimana. Dal voto al Parlamento europeo sui fondi del Pnrr per la produzione di armi (Asap) al declassamento del ruolo di Piero De Luca nel gruppo della Camera (con relativa nomina di Paolo Ciani, un non iscritto al partito, come vicecapogruppo) la cosiddetta “area Bonaccini” chiederà conto nelle prossime ore di quale direzione la segretaria vuole imprimere al partito, in vista delle Europee ma soprattutto nei prossimi mesi di opposizione al governo di Giorgia Meloni.
Ieri Schlein ha minimizzato l’accaduto e ha risposto alla famiglia De Luca, spiegando che nei gruppi parlamentari il Pd ha «capi espressione della maggioranza» e per questo «era giusto avere due vicari che non hanno votato» Schlein al Congresso. Ma questo, ha incalzato, «ha portato altre modifiche basate sul pluralismo», coinvolgendo «chi ha avuto risultati all’estero» e «chi con altre liste» diverse dal Pd (il riferimento è a Demos, di Paolo Ciani), «in modo che tutti possano portare un contributo e essere valorizzati nel contributo che portano».
Una tesi che non ha convinto la minoranza, riunitasi meno di ventiquattro ore prima al teatro Capranica. C'erano una trentina di esponenti, rappresentanti di diverse correnti. C'erano il capo di Base riformista Lorenzo Guerini e il repsonsabile Pnrr della Segeteria, Alessandro Alfieri, c'era il capo dei Giovani turchi Matteo Orfini e l'ex ministro Vincenzo Amendola. C'erano le due ex capogruppo ai tempi di Letta, Simona Malpezzi e Debora Serracchiani. E c'era soprattutto lo stesso Piero De Luca, per il quale è pronto un ruolo nella nuova area. La cui linea sarà niente attacchi diretti a Schlein, ma anche evitare «pericolosi sbandamenti» come uno dei presenti al Capranica definisce il voto al Parlamento europeo e la nomina di Ciani.
A tenere le fila della nuova struttura dovrebbero essere la stessa Malpezzi al Senato e Simona Bonafè alla Camera, appena nominata vicecapogruppo vicaria. E se già dalla direzione di lunedì si capirà fino a quanto la nuova area vorrà tirare la corda, struttura e linea di pensiero saranno esplicitate in un evento che sarà organizzato nelle prossime settimane e la cui preparazione dovrebbe essere affidata ad Andrea De Maria, neo-tesoriere del gruppo alla Camera e vicinissimo al presidente dell'Emilia-Romagna.
Nel frattempo non mancano i ' richiami' sulle ultime mosse della leader. «La linea del Pd sulla guerra in Ucraina non cambia - ha detto ieri Deborah Serracchiani - Ha fatto bene la segretaria Schlein a precisarlo, ha fatto bene Ciani a chiarire quella che è stata una sua posizione personale». Per poi puntualizzare che «non dobbiamo creare confusione», onde evitare di assumere tre posizione diverse come avvenuto in occasione del voto su Asap. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Malpezzi, per la quale «non si dovrebbe parlare a titolo personale ma discutere nelle sedi deputate e poi fare emergere la linea del partito». Una linea che sull'Ucraina «è molto chiara, netta e non è cambiata», anche perché «il pluralismo non deve spaventare ma non significa non essere in grado di avere una linea comune frutto di una dialettica interna». Ma i più vicini a Schlein oggi faranno quadrato attorno alla segretaria e difendono il suo lavoro. Tanto che il capogruppo al Senato, Francesco Boccia, dà un otto allo stato di salute del Pd, ricordando «la condizione in cui eravamo a gennaio, con i sondaggi al 14 per cento».
E lanciando una frecciatina «ai tanti che ci danno consigli», e si sarà sentito coinvolto anche qualche esponente dem, paragonandoli coloro che si sentono allenatori della Nazionale. E c’è anche chi mette l’accento sui temi che uniscono più che su quelli che dividono, come nel caso della bocciatura da parte della maggioranza di un emendamento dem al decreto Lavoro. «Maggioranza e governo bocciano un emendamento, sottoscritto dalle opposizioni, che chiedeva di incrementare il fondo per il “reddito di libertà” per le donne vittime di violenza - denunciano le senatrici del Pd della commissione Affari sociali Ylenia Zambito, Sandra Zampa, Susanna Camusso e Annamaria Furlan - Pensiamo sia una scelta molto grave: per combattere femminicidi e violenze servono norme securitarie, certo, ma anche e soprattutto risorse per sostenere chi, di quelle violenze, è vittima, altrimenti sarà sempre una battaglia impari». Incassando ovviamente il sostegno di Schlein. Almeno su questo, e per fortuna, la linea del Pd è una e una sola.