Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, in un’intervista a La Sicilia, ha ribadito la sua posizione garantista in merito alle inchieste che coinvolgono il presidente dell’Assemblea regionale siciliana (Ars) Gaetano Galvagno e l’assessora Elvira Amata, entrambi indagati per corruzione.

«I rapporti con Galvagno sono ottimi e di grande stima. Se non ci fosse stato anche lui la recente manovra non avrebbe visto la luce», ha dichiarato Schifani, aggiungendo che «in caso di rinvio a giudizio non dovrebbe dimettersi, valendo il principio della presunzione di non colpevolezza sino a sentenza definitiva».

«Dimissioni solo con condanna di primo grado»

Il governatore ha precisato che lo stesso criterio vale per l’assessora Amata: «Assolutamente sì, almeno finché non ci sia una sentenza di primo grado che acclari responsabilità per reati compiuti nell’esercizio delle funzioni di assessore. Io, per cultura, resto sempre garantista».

Nessun “tradimento” sul 2027

Interpellato sulle intercettazioni che descriverebbero manovre per sostituirlo con Galvagno nel 2027, Schifani ha escluso fratture: «Da quello che ho letto, si trattava di fan che si muovevano. Non ho visto una frase o un atteggiamento di Galvagno che lasci intendere un patto per la mia successione».

Anzi, ha sottolineato, «conosco bene la sua posizione: proseguire l’esperienza da presidente dell’Ars anche nella prossima legislatura. E glielo auguro di vero cuore».